I balconi sono spesso assai stretti. Se vogliamo entrarci anche noi, e magari metterci a sedere, lo spazio per vasi e cassette diventa davvero scarso. Una soluzione può essere coltivare in verticale.
Lo si è sempre fatto: appendendo i vasi a chiodi o tondini di ferro, piazzandoli su scaffalature, lasciando pendere i cestelli dal soffitto. Finché il botanico francese Patrick Blanc non ha inventato il muro verde a scopo ornamentale. Dal carcere di Bollate, dove Susanna Magistretti ha realizzato un vivaio di piante perenni e un giardino didattico per favorire il reinserimento dei carcerati, arriva una proposta interessante: si chiama Orto in piedi (cascinabollate.org).
È una struttura alta due metri e larga uno e venti, con dodici ripiani per far crescere lattughe, pomodori, radicchi, origano, basilico, estragone e così via. La coltivazione avviene su un pannello di substrato fertile rivestito di fibra di cocco, dove sono state ricavate le tasche in cui ospitare le piante.
In un orto del genere non si potranno piantare ortaggi di taglia grande, come zucche o meloni, comunque impossibili da coltivare su un balcone. Lo stratagemma dell’orto verticale aumenta lo spazio a disposizione per le foglioline fresche, rendendo anche le pareti più verdi e attraenti.
Orto in piedi non costa pochissimo – 750 euro – ma acquistarlo contribuisce a finanziare un importante esperimento di reinserimento sociale.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it