1. Les Enfants, Dammi un nome
L’infinito “nel bosco dei pensieri tuoi sulle cime trovi ciò che vuoi”. Tipo, una media aritmetica tra un amore nato al liceo, un’amicizia che si dirama nelle cantine della musica, nei prati delle grandi speranze, nelle escursioni dei boy scout. Una foto blurred fatta sotto alla tangenziale e un ep tutto nuovo che si chiama Persi nella notte. Ep come epica da cuccioli, e va bene: e però è un rock dal respiro pulito e dagli occhi azzurri, di chitarre imbracciate credendoci, che a volte quasi pare che suonino per abbracciarti, e chi li ha visti dal vivo dice è così.
2. Antiplastic, Pretty Fresh
Sembra fatto per un film di fantascienza sudafricana, ma questo dubstep muscolare e dark è tutta roba italiana e Not for sale, l’album, suona convinto e adulto, come chi ha aperto per Tricky e passato un sacco di tempo al buio come Riddick, ed è tutto lì nella penombra affumicata, l’ethos anticonsumista e il partitozzo a Gta, la post produzione di Madaski e i led in fibrillazione e i bassi come sciroppo da versare nei cuffiotti bianchi che non vanno bene per gli incroci urbani. Musica talmente avanti che bisognerà che qualcuno lo dica pure a Neil Bloemkamp.
3. Gibonni, Hey crow
Serviva lingue orientali a Ca’ Foscari per capire di quali demoni balcanici cantasse questo Springsteen croato; un aggregatore partito dal metallo e approdato ad apripista all’est per Mick Hucknall. Ma ecco il suo primo album in inglese 20th century man; e se anche rientrasse nella categoria degli Album da Rockstar Ormai Appagata, come ce ne hanno dati tanti (né per forza malvagi) il Liga e Zucchero e Vasco, c’è sempre l’effetto curiosità, un’infilata di ballate di esperienza e qualche zampata oriental prog da vero Zlatan (il cognome è Stipišić).
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