1. Natalia Lafourcade, Vamonos negrito
Dove il Messico confina con il mare, l’America Latina con l’Africa, il son jarocho di Veracruz con il global pop, il cool del momento con l’ancestrale: è un po’ al confine di tutto Natalia Lafourcade, e poi è anche tanto rilassante da ascoltare a persiane socchiuse nei giorni di canicola, magari con un caffè freddo. Ballate di delicata fattura nel suo album Hasta la raíz, che esplora sentieri di semplicità nel registro dell’understatement, anche dove (con Nunca es suficiente) è in agguato la megahit. Un album messicano in equilibrio sospeso, senza bailamme.

2. Escobar, Sur
La Copa América, i tagli design di Arturo Vidal, e perfino il ceviche: sembra essere il momento trend del Cile, e perfino l’hip hop si fa sentire: qualche anno fa con Ana Tijoux e il suo 1977 (esaltato da Breaking bad), ora con questa operatrice sociale barra cantautrice, in Italia dal 1987, curata musicalmente dalla indie label Inri di Torino, che con la produzione esperta di due dei nostri veterani (LNRipley e Filo Q) sembra avere qualche possibilità in più nella corsa (zeppa di concorrenti) al tormentone latino. Con le sue palabras pintadas de azul.

3. Patrizia Cirulli, Deseo (feat. Sergio Múñiz)
Sempre più spagnoleggiante: Federico García Lorca come paroliere, la clip con le parole paraíso e luz e luciérnaga pittate sui ciotoli della spiaggia di Cavi di Lavagna, i riflessi del mare e il figone di conclamata tenuta tv intreccia la voce con la cantante milanese. Potrebbe essere l’inizio di un’ambiziosa era alto-kitsch di poesie riconvertite a uso balneare balearico, o anche il trionfo della pop estiva come sussidio didattico. La canzone è anche piacevolmente pulita nell’arrangiamento basato su ariosi accordi acustici, più da risacca che da melassa.

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2015 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Spagnoleggia la spiaggia”. Compra questo numero | Abbonati

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