Ho ancora qualche conto in sospeso con la Mostra del cinema, anche se sono già a Mantova. In particolare Pasolini di Abel Ferrara e La trattativa di Sabina Guzzanti. Due film che partono da ottime intenzioni, di due autori che fanno comunque discutere e su argomenti per cui è facile incorrere in critiche a volte pesanti.
Partiamo dalla Trattativa. Un gruppo di lavoratori dello spettacolo, categoria che ha tutta la nostra simpatia, oltre che la nostra solidarietà, ha deciso di portare sullo schermo la storia di un passaggio delicato della storia italiana. Lo fa drammatizzando alcuni suoi passaggi più o meno delicati, più o meno drammatici. Il film ha il pregio di mettere in ordine molti elementi di una storia che spesso si conosce a pezzi e a bocconi. Alcune drammatizzazioni (che sono alternate a materiale d’archivio) funzionano molto bene e alcuni lavoratori dello spettacolo si meritano solo grandi applausi. Altre rischiano di indebolire tutta l’operazione. Tutti abbiamo riso (quando ancora c’era qualcosa da ridere) delle imitazioni di Berlusconi di Sabina Guzzanti. Adesso non hanno più lo stesso effetto.
Pasolini in generale ha deluso le altissime aspettative che lo circondavano. Da un regista come Abel Ferrara che decide di raccontare le ultime ore di vita di Pier Paolo Pasolini era lecito aspettarsi qualcosa di dirompente. Il film ha molti problemi a partire da quello di una versione originale mezza in italiano e mezza in inglese. Molti hanno criticato la freddezza della pellicola e il fatto che abbia deciso di ignorare il colpo che tutta Italia ha accusato quando Pier Paolo Pasolini è stato trovato massacrato in una periferia di Roma.
Ma con il passare del tempo continuo a cercare qualcosa di positivo in quest’opera effettivamente mal riuscita. Probabilmente non c’è un modo di raccontare la morte di Pasolini che “possa andare bene”. Ma prendere distanza ed evitare accuratamente di giocare sulle emozioni è qualcosa che non tutti possono fare.
Vabbe’ è andata così. Meglio portarsi dietro qualche dettaglio (utile o meno). La casa dell’Eur, i quadri, i mobili, la macchina da scrivere e un’agenda aperta sul tavolo. Alcuni passaggi di Petrolio. Ninetto Davoli. La voce di Maria Callas.
Per chiudere, non potendo fare pronostici seri (non ho visto tutti i film), dirò che mi piacerebbe che vincessero The look of silence di Joshua Oppenheimer e Alba Rohrwacher (per tutte le mamme italiane all’estero ovviamente).
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