Dopo quelle ai premi Oscar, arrivano le candidature ai César, spesso indicati con una certa pigrizia come gli “Oscar francesi”. È curioso che Emilia Pérez di Jacques Audiard (13 nomination agli Oscar) non sia il capofila per i premi francesi: “solo” 12 candidature. Il conte di Montecristo di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte (I tre moschettieri. D’Artagnan) ne ha inanellate 14 e L’amore folle di Gilles Lelouche (che in Italia vedremo prossimamente) ben 13.
Il conte di Montecristo, che dura poco meno di tre ore, è uscito direttamente in tv, su Canale 5, diviso in due serate il 26 e il 27 dicembre, e non va confuso con la miniserie della Rai attualmente in onda. Anche se in effetti il librone di Dumas può vantare più di dieci adattamenti (tra cui un musical diretto da Gino Landi), è curioso che nel giro di poco più di un mese arrivino due adattamenti di uno stesso classico.
Ci sono precedenti illustri. A memoria, ricordo le due versioni delle Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. Nel 1988 uscì quella omonima di Stephen Frears, con John Malkovich, Michelle Pfeiffer e Glenn Close, che fu un successo planetario. Qualche mese più tardi (e praticamente ignorato dal pubblico) arrivò invece Valmont di Milos Forman, con Colin Firth, Annette Bening e Meg Tilly. Sempre a proposito di sovrapposizioni, come non ricordare le due serie su padre Pio: Padre Pio di Carlo Carlei con Sergio Castellitto, su Canale 5, e Padre Pio. Tra cielo e terra di Giulio Base con Michele Placido, su Raiuno. Correva l’anno 2000 e i duelli tra Rai e Mediaset sulle prime serate alimentavano addirittura la satira.
Per tornare agli adattamenti del romanzo di Dumas, si tratta di due produzioni molto diverse che tuttavia condividono un’aura da kolossal. Quella francese, originariamente pensata per le sale, con un budget da 42,9 milioni di euro si segnala come il film francese più costoso del 2024 (per fare un confronto, Emilia Pérez è costato più o meno la metà). Il ruolo di Edmond Dantès è stato affidato a Pierre Niney, molto popolare in Francia, mentre in quello dell’abate Faria c’è un solido Pierfrancesco Favino. Nel cast, anche Anamaria Vartolomei (vista in La scelta di Anne di Audrey Diwan, Leone d’oro a Venezia nel 2021) nei panni di Haydée e Anaïs Demoustier in quelli di Mercedes.
Ma la miniserie Rai non è da meno, con un budget di 36,9 milioni di euro. Delle serie italiane in uscita quest’anno, solo M. Il figlio del secolo (49,3 milioni di euro, in onda su Sky) e Il Gattopardo (44,9 milioni, dal 5 marzo su Netflix) sono costate di più. Gli otto episodi realizzati in inglese sono diretti da Bille August, regista danese di statura internazionale, vincitore di un premio Oscar (Pelle alla conquista del mondo, 1988) e di due palme d’oro a Cannes (di nuovo con Pelle alla conquista del mondo e Con le migliori intenzioni, 1992), e possono contare su un cast internazionale con Sam Clafin, nei panni di Edmond Dantès, Jeremy Irons in quelli dell’abate Faria, e star italiane come Michele Riondino e Gabriella Pession.
Il film francese è un po’ deludente, fin troppo patinato e sconclusionato. Si fa fatica a giustificare le pur relative (e quasi inevitabili) differenze nella trama rispetto al romanzo. Mi aspettavo una versione più “sporca” e magari adeguata a una visione dell’ottocento attualizzata rispetto a quella del romanzo, di cui invece è stata salvaguardata la romanticità nel senso più stucchevole del termine.
E infine i cambiamenti negli esiti finali che riguardano i vari personaggi sono giustificati solo in parte dal fatto di dover “sintetizzare” un romanzo di oltre mille pagine in tre ore di film. Francamente, li ho trovati poco condivisibili. Insomma, avrei preferito una versione filologicamente più aderente al libro e magari un po’ meno a caccia di sentimentalismo. Sempre meglio, comunque, della miniserie franco-italo-tedesca del 1998 di Josée Dayan, con Gerard Depardieu e Ornella Muti, che cede alla lusinga del “… e vissero felici e contenti” finale.
Non ho ancora visto la miniserie Rai, quindi niente confronti. La recupererò su Raiplay facendo attenzione a non cadere nella tentazione di vedere l’altro adattamento presente sulla piattaforma, lo sceneggiato del 1966 di Edmo Fenoglio con un giovanissimo Andrea Giordana e, soprattutto, per abbandonarsi completamente alla nostalgia, l’immancabile “breve riassunto delle puntate precedenti” declamato da Mariolina Cannuli all’inizio di ogni episodio.
Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.
Iscriviti a Schermi |
Cosa vedere al cinema e in "tv". A cura di Piero Zardo. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Schermi
|
Cosa vedere al cinema e in "tv". A cura di Piero Zardo. Ogni giovedì.
|
Iscriviti |
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it