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I milioni di euro raccolti per Notre-Dame sono la spia di un privilegio

La cattedrale di Notre-Dame dopo l’incendio, Parigi, 17 aprile 2019. (Benoit Tessier, Reuters/Contrasto)

Il paragone è stato proposto il 17 aprile dal giornalista sudafricano Simon Allison: centinaia di milioni di euro per Notre-Dame raccolti in poche ore, ma in sei mesi il museo nazionale brasiliano, bruciato in circostanze simili l’anno scorso, ha raccolto appena quindici milioni. “Immagino che si tratti del cosiddetto privilegio bianco”, ha commentato Allison su Twitter.

In Francia molti si sono lamentati del fatto che per la cattedrale sia stata raccolta una somma così ingente in così poco tempo, mentre lo stesso non accade per le emergenze sociali. Lo stesso dibattito esiste al livello internazionale tra i paesi del nord e il mondo in via di sviluppo e ancora emarginato.

Il caso del Brasile è in effetti esemplare. Il museo nazionale, a Rio de Janeiro, era un’istituzione vecchia di due secoli e conteneva più di venti milioni di opere sulla storia dell’America Latina. Il 2 settembre 2018 è divampato accidentalmente un incendio nel palazzo di São Cristóvão e le fiamme hanno distrutto il 90 per cento delle opere, una perdita incalcolabile per un continente intero.

Disparità di trattamento
Da allora il direttore del museo ha girato il mondo per ottenere i fondi necessari per la ricostruzione, ma ha raccolto appena 15 milioni (oltre a grandi attestati di solidarietà).

Qui non si tratta di paragonare l’importanza di Notre-Dame e del museo brasiliano per la storia e l’identità dei rispettivi popoli, ma di ricordare che esistono ancora enormi differenze di trattamento tra i diversi paesi, riflesso di un ordine internazionale sempre meno accettato.

La macchina dei mass media ha le sue responsabilità. Le grandi testate di tutto il mondo hanno preparato un’edizione straordinaria, un fatto eccezionale per un incendio accidentale senza vittime. Il 17 aprile la Bbc ha interrotto la sua programmazione per trasmettere in diretta la conferenza stampa del primo ministro francese, Édouard Philippe.

L’occidente ha perso il monopolio sulle economie mondiali, ma non sull’inconscio collettivo

Da due giorni, sui social network, in molti sottolineano che non ha ricevuto la stessa attenzione la distruzione di una moschea in Xinjiang, antica come Notre-Dame, importante per gli uiguri e demolita dalle autorità cinesi. Troppo complesso? Troppo lontano? Non ci sono immagini? Resta il fatto che non se ne è parlato.
L’occidente ha perso il monopolio sulle economie mondiali, ma non sull’inconscio collettivo. Esiste una gerarchia delle emozioni che nel mondo non occidentale è vissuta come un retaggio del colonialismo. La reazione del giornalista sudafricano ne è un esempio lampante.

Questo si traduce in reazioni collettive immediate, nell’identificazione semplice e rapida con monumenti che sono impressi nello spirito di tutti, compresi quelli che non li hanno mai visitati, o in sonori vantaggi quando è necessario.

Ma questa differenza di trattamento è sempre più sgradevole. Alcuni ci vedranno il trionfo del politicamente corretto, altri la fine di un privilegio storico e superato. Comunque sia, niente potrà arginare le emozioni provocate da Notre-Dame, nemmeno la cattiva coscienza.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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