La deriva del populista Bolsonaro, dalle smentite al contagio
Tra tutti i leader politici che hanno preso il covid-19 alla leggera, se non addirittura con sprezzo, Jair Bolsonaro è senza dubbio quello che l’ha fatto con più enfasi. Pertanto nessuno può essere sorpreso davanti alla notizia che il presidente brasiliano è risultato positivo al virus.
Gioire per un contagio è impensabile, ma esiste chiaramente un insegnamento politico in quella che è una catastrofe nazionale prima di essere un problema personale.
Fin dall’inizio della pandemia Bolsonaro ha assunto un atteggiamento di sfida nei confronti del virus e più in generale della scienza. Come molti altri leader nel mondo, il presidente brasiliano ha parlato di “febbricola”, ma ha continuato a farlo anche quando la “febbricola” ha cominciato a devastare il pianeta.
Posizioni incredibili
Bolsonaro si è rifiutato di prendere le minime precauzioni e ha sostenuto attivamente i manifestanti che protestavano per le misure di isolamento imposte dai governatori e dai sindaci delle grandi città, trasformando questo rifiuto in un vanto.
L’aspetto più incredibile è che Bolsonaro ha mantenuto la sua posizione anche quando il Brasile è diventato l’epicentro mondiale della pandemia, con più di 65mila morti e 1,6 milioni di contagi, secondo paese più colpito al mondo dopo gli Stati Uniti.
Bolsonaro ha abbracciato l’ambasciatore di Washington senza indossare la mascherina e senza mantenere le distanze
Bolsonaro non è solo rimasto immobile, ma ha sabotato il lavoro svolto dal parlamento e dagli stati federali. La settimana scorsa il presidente ha opposto il veto a una legge che avrebbe reso obbligatorio l’uso delle mascherine nelle chiese, nelle scuole e in occasione degli assembramenti privati. Bolsonaro ha sollevato dall’incarico due ministri della salute in tre mesi, e ha scelto lo scontro frontale contro le autorità sanitarie.
Anziché dare l’esempio, il presidente ha offerto al paese un contro-esempio. Il 4 luglio, in occasione della festività nazionale degli Stati Uniti, Bolsonaro ha abbracciato l’ambasciatore di Washington senza indossare la mascherina e senza mantenere le distanze. Secondo la stampa statunitense l’ambasciatore ha dovuto prendere “misure precauzionali” dopo che Bolsonaro è risultato positivo.
Questo spettacolo desolante non sarebbe grave se non avesse conseguenze drammatiche.
Il comportamento di Bolsonaro non è unico nel suo genere. Al contrario, è diventato un segno di riconoscimento dei leader populisti che in diversi paesi si sono convinti di essere più forti della malattia.
Il “modello” di Bolsonaro è evidentemente Donald Trump, tanto che il presidente è orgoglioso di essere soprannominato “il Trump brasiliano”. In effetti i due leader condividono la stessa situazione disastrosa nei rispettivi paesi, gli stessi conflitti tra le istituzioni e soprattutto lo stesso approccio marcatamente ideologico.
Molti paesi hanno “fallito” la risposta al virus per impreparazione o per incompetenza. Nel caso del Brasile la colpa è di un rifiuto su base ideologica. Il populismo si nutre dell’ostilità nei confronti della scienza, del complottismo e della sfida permanente che ha trasformato la mascherina in un simbolo disprezzato.
Se la sanità pubblica è un ambito chiaramente politico, i populisti hanno perso l’occasione di mostrare la loro competenza. Il caso di Bolsonaro è sicuramente il più emblematico.
(Traduzione di Andrea Sparacino)