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Emmanuel Macron torna in Libano per premere sulle riforme

Un uomo si affaccia dalla sua casa distrutta dall’esplosione del porto di Beirut, il 28 agosto 2020. (Vassilis Poularikas, NurPhoto via Getty Images)

Come aveva promesso in occasione della sua prima visita del 6 agosto, a 48 ore dalla terribile esplosione nel porto di Beirut, il presidente francese Emmanuel Macron tornerà la sera del 31 agosto in Libano, in occasione del centenario della fondazione del paese. Per dimostrare che intende incontrare tutto il Libano e non solo i suoi dirigenti caduti in disgrazia, Macron aprirà la visita con una serata in compagnia della cantante libanese Fairuz, nella sua residenza di montagna.

Arrivata alla soglia degli 85 anni, Fairuz celebrerà con un concerto storico la rinascita di Beirut dopo la guerra civile, conclusa nel 1990. Nella diva libanese Macron cerca un simbolo, in un momento in cui il paese e la sua capitale sono sprofondati in una nuova crisi esistenziale che colpisce tutti i settori: umanitario, economico, politico, sociale e morale.

Il 6 agosto Macron aveva espresso chiaramente ciò che molti libanesi gridano nelle strade dallo scorso ottobre: un rifiuto netto e collettivo di una classe politica che da trent’anni ha trasformato il Libano in un’economia di rendita. Il presidente francese aveva chiesto un nuovo “patto nazionale” cercando di fare pressione sui dirigenti attuali, ma dopo la sua partenza non è cambiato nulla. Fino alle ultime ore, in cui è emerso un consenso politico attorno a un nuovo primo ministro, l’attuale ambasciatore in Germania Mustapha Adib.

A risultare decisivo è il fatto che il presidente francese esprima la posizione dei paesi e delle istituzioni che potrebbero aiutare il Libano a superare la crisi, a condizione che sia portato a termine un processo di riforma. Il 28 agosto, a Parigi, si parlava di “mettere pressione” chiedendo un “governo con una missione”, ovvero capace di attuare le riforme che tutti ormai conoscono, dal sistema bancario alle dogane, dall’elettricità alla sanità.

Macron incontrerà esponenti politici che gli giureranno, con la mano sul cuore, di voler attuare le riforme

Ma davvero la nomina di questo giurista-diplomatico, attesa per il 31 agosto, risponderà alle attese? Al momento appare molto improbabile, anche se Adib non fa parte di una cerchia politica. In questo senso emerge la contraddizione dell’approccio di Macron. Il presidente invita la classe politica a “farsi da parte”, ma questo significa chiedere ai clan politici di suicidarsi, e naturalmente nessuno è disposto a farlo, a cominciare evidentemente dall’organizzazione filoiraniana Hezbollah.

Macron incontrerà esponenti politici che gli giureranno, con la mano sul cuore, di voler attuare le riforme. In realtà gli diranno quello che pensano voglia sentirsi dire, come dimostra il fatto che la sera del 30 agosto il presidente Michel Aoun abbia addirittura parlato di “laicità”…

Ma la verità è che i libanesi non hanno alcuna fiducia in questa classe politica e nella sua capacità di riformare. Per riconquistare il favore della popolazione ci vorrà qualcosa di più che un nuovo primo ministro. La gente si aspetta che la Francia continui a esercitare una forte pressione.

Prima della sua visita Macron ha evocato pubblicamente il rischio di una “nuova guerra civile” e addirittura la “sparizione del Libano”. In ogni caso, come prima cosa, il presidente cercherà di “rigenerarsi” in compagnia della grande Fairuz, la cui voce ha cantato Beirut in una delle sue numerose rinascite. Lasciamo a lei l’ultima parola…

La mia città ha spento le sue luci
Ha chiuso la sua porta, e la sera è rimasta sola
Tutta sola la notte
A Beirut
Dal mio cuore un saluto a Beirut
E baci al mare e alle case

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