La lunga marcia dei diritti delle donne nel mondo
Avevamo bisogno di una buona notizia per concludere questo difficile 2020. È arrivata dall’Argentina, dove il senato ha sancito con un’abbondante maggioranza il diritto all’aborto libero e gratuito. La notizia è stata accolta con gioia dalle militanti che si battono da quindici anni.
L’Argentina cattolica è soltanto il quarto paese dell’America Latina a garantire il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Questo voto storico incoraggia tutte le donne che dal Cile al Messico, passando soprattutto per il Brasile, sperano di mettere fine alla crudeltà degli aborti clandestini. Una parte della popolazione continua a opporsi all’aborto, e la speranza è che l’Argentina sappia superare queste divisioni.
L’Argentina entra a far parte dell’elenco dei paesi che autorizzano l’aborto ponendo come unico limite il numero di settimane di gravidanza. Ma esistono ancora 26 paesi in cui l’aborto è vietato, mentre altri, come la Polonia, stanno cercando di cancellare le limitate possibilità attualmente concesse. Si tratta, insomma, di una battaglia senza fine. Le argentine, però, hanno dimostrato che può essere vinta.
Cambiare le menti
È il caso di tutte le cause delle donne, che si tratti dell’aborto, della parità salariale, del ruolo nella vita politica o nei consigli d’amministrazione, degli abusi sessuali o delle violenze: questi temi sono al centro del dibattito pubblico e si evolvono nella giusta direzione. Ma il progresso, spesso, è troppo lento, anche perché non basta cambiare una legge per modificare la mentalità e i comportamenti. Per non parlare del fatto che la decisione finale è in molti casi affidata agli uomini.
In ogni caso il 2021 comincerà con una donna alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Kamala Harris. Non era mai accaduto. Per tutta la vita, ogni volta che diventava la prima donna a ricoprire un incarico importante, Harris ha cercato di sostenere le giovani donne per far loro capire che tutto è possibile.
All’altro capo del mondo, la prima ministra della Nuova Zelanda Jacinda Ardern ha mostrato un modello di leadership al femminile che le ha permesso di essere rieletta con percentuali da record.
La moltiplicazione dei role model è la garanzia del progresso tra una generazione e l’altra, anche in ambiti dominati dagli uomini come la tecnologia. Di recente ho visto un’intervista ad Aurélie Jean, giovane specialista francese di algoritmi, le formule matematiche che regolano sempre più spesso le nostre vite. Ricercatrice all’Mit, Jean si pone la seguente domanda: “L’algoritmo ha un genere? È colpevole di quella discriminazione razziale o sessuale di cui lo si accusa regolarmente?”. Spingere un numero maggiore di donne a intraprendere studi scientifici è il modo migliore per combattere contro i pregiudizi.
Con questo non voglio sostenere che viviamo in un mondo ideale. Recentemente ho parlato del destino della ragazza saudita incarcerata per aver chiesto il diritto di guidare, e oggi milioni di giovani donne sono private del diritto allo studio e costrette a sposarsi troppo presto. Ma è altrettanto vero che la persistenza dei problemi non deve farci perdere di vista le tendenze incoraggianti, che devono spingerci a fare di più e più rapidamente.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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