La pandemia scatena la violenza nei Paesi Bassi
Nei Paesi Bassi dicono che scene del genere non si vedevano da quarant’anni: scontri violenti con la polizia, devastazione urbana, saccheggio dei negozi, centinaia di arresti. Le principali città olandesi hanno vissuto per tre notti consecutive una sommossa inedita.
Il detonatore è stato il coprifuoco che scatta alle 21, imposto dal 23 gennaio per contrastare la seconda ondata del covid-19. Si tratta di una misura eccezionale nel paese, dove l’ultimo divieto del genere risale all’occupazione nazista.
Tuttavia è meglio evitare di analizzare gli scontri come una semplice espressione della collera contro le restrizioni dovute alla pandemia. I primi appelli alla protesta contro il coprifuoco sono apparsi sui social network di estrema destra ad Amsterdam ed Eindhoven, mescolati a teorie del complotto di ogni genere. Ma numerosi testimoni riferiscono che nella maggior parte delle città manca qualsiasi rivendicazione politica.
Aperto il varco
Dagli ultras ai giovani dei quartieri poveri passando per gli opportunisti, sembra che una volta aperto il varco la protesta abbia coinvolto gruppi molto diversi, e generalmente molto giovani.
Nel paese, dove le scene di violenza urbana sono assolutamente insolite, regna l’incredulità. Dal primo ministro liberale Mark Rutte al sindaco di Rotterdam Ahmed Aboutaleb, esponente della sinistra e di origini marocchine, si sono moltiplicati gli appelli alla fermezza contro i rivoltosi. “I disordini non hanno alcun legame con una lotta per la libertà”, ha scritto su Twitter Rutte.
La pandemia ha creato ovunque uno stress globale e individuale sempre più difficile da sopportare
Nell’osservare il moltiplicarsi degli incidenti violenti legati al covid-19 anche altrove, si rischia però di cadere in un’illusione ottica, perché non esiste alcun rapporto diretto tra le proteste nei Paesi Bassi e quelle nei quartieri ultraortodossi di Israele che si oppongono al confinamento perché limita la loro libertà religiosa, o ancora in Libano, nella città settentrionale di Tripoli, dove negli ultimi giorni le proteste contro le nuove restrizioni imposte in un paese già messo in ginocchio dalla crisi economica e sociale.
Il punto in comune, tuttavia, è ciò che la pandemia ha creato ovunque: uno stress globale e individuale sempre più difficile da sopportare.
Da un anno il mondo intero vive una situazione inedita per ampiezza e simultaneità, le cui conseguenze economiche, sociali ma anche psicologiche sono enormi.
L’aspetto più destabilizzante è sicuramente il circolo vizioso di speranza e delusione. I Paesi Bassi hanno vissuto in modo particolarmente intenso quest’altalena emotiva, perché il governo ha cambiato strategia in corso d’opera dopo essere stato tentato dalla “via svedese” dell’immunità di gregge.
Gli individui e le società sono sottoposti a una prova da sforzo che a volta ne rivela le crepe, anche in paesi dove in apparenza regna il consenso sociale. I Paesi Bassi non sono un’eccezione né necessariamente un’anticipazione di ciò che ci aspetta.
(Traduzione di Andrea Sparacino)