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L’ipotesi di mercenari russi in Mali irrita Parigi

Un soldato francese in missione a Gao, Mali, 1 agosto 2019. (Benoit Tessier, Reuters/Contrasto)

È possibile che nello stesso paese siano presenti soldati francesi e mercenari russi? Per Parigi la risposta è un secco “no”. La questione è tutt’altro che ipotetica. Un’esclusiva dell’agenzia Reuters ha fatto scalpore: il governo maliano sarebbe sul punto di firmare un contratto con la società russa Wagner, una compagnia di sicurezza privata legata al Cremlino.

Sul fronte francese garantiscono che il contratto non si farà, e aggiungono misteriosamente che il governo farà tutto il necessario per impedire la firma. Sul fronte maliano, invece, regna il silenzio. Per quanto riguarda Wagner, infine, nulla da segnalare, anche perché in Russia Wagner ufficialmente non esiste.

Eppure questo esercito di mercenari è reale, ed è diretto da Evgenij Prigožin, personaggio vicino a Vladimir Putin. I suoi combattenti, inizialmente solo russi, ma oggi provenienti da diversi paesi, sono pagati per intervenire (e a volte morire) sui fronti in cui la Russia ha interessi, dal Donbass ucraino alla Siria, dall’est della Libia al Sudan e al Mozambico. Dal 2017 Wagner è impegnata anche nella Repubblica Centrafricana, una vetrina oltre che una fonte di entrate grazie ai contratti minerari.

Equazione complicata
Da anni assistiamo al ritorno della Russia sulla scena internazionale, un ritorno voluto da Putin e portato avanti attraverso il principale strumento a sua disposizione: i soldati. Il ricorso a Wagner permette a Mosca di mantenere quella che in gergo si chiama plausible deniability, la “smentita plausibile”, a cui nessuno crede ma che serve per salvare la faccia.

In Mali ci troviamo di fronte a un’equazione complicata, tra la guerra contro il jihadismo, i ripetuti colpi di stato militari e i rapporti delicati con la Francia, ex potenza coloniale e dunque dall’immagine vulnerabile. La Russia cerca di incunearsi in questa parte dell’Africa portando avanti una guerra mediatica contro la presenza francese e approfittando dell’instabilità della situazione.

Il fallimento statunitense in Afghanistan ha fatto nascere diversi dubbi su tutte le operazioni militari occidentali

L’attuale governo maliano, risultato di un doppio golpe militare, vorrebbe negoziare un accordo simile a quello siglato nella Repubblica Centrafricana, al costo di circa dieci milioni di dollari al mese. Le autorità maliane intendono mostrare in questo modo la loro indipendenza da una presenza francese giudicata troppo ingombrante.

Momento delicato
Quando la Wagner è stata invitata nella Repubblica Centrafricana, la Francia ha sospeso la sua collaborazione militare con il paese. Ma in Mali, dove si combatte contro i jihadisti e considerata la presenza di oltre cinquemila soldati francesi nel Sahel, non si può fare la stessa inversione di rotta.

La vicenda Wagner arriva in un momento delicato perché la Francia si prepara a modificare il suo impegno militare in Mali, senza però ritirarsi del tutto dal paese. Il fallimento statunitense in Afghanistan ha fatto nascere dubbi su tutte le operazioni militari occidentali. Dubbi che Parigi si sforza di dissipare soprattutto con i partner europei invitati a partecipare alle operazioni in Sahel.

La Francia, con il suo bagaglio coloniale e il ricorso in passato a mercenari come Bob Denard per svolgere il lavoro sporco della “Françafrique”, non è sempre percepita come vorrebbe, soprattutto quando i risultati militari tradiscono le attese. Ma a Parigi non mancano gli argomenti per dissuadere Bamako dal ricorrere ai mercenari russi, il cui arrivo potrebbe far sprofondare il paese in un caos ancora più incontrollabile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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