Alla frontiera polacca una crisi umanitaria orchestrata da Minsk
Le immagini sono familiari: centinaia di uomini e donne che camminano nel gelo di novembre, spinti dalla speranza di trovare un rifugio. Tutto questo ci ricorda il 2015 e l’ondata di migranti siriani che tentavano la via dell’Europa e della sicurezza, tra filo spinato e frontiere sbarrate.
Ma la grande differenza rispetto ad allora è l’attuale strumentalizzazione dell’ondata migratoria. Le immagini di oggi arrivano dalla Bielorussia, nei pressi della frontiera polacca. Secondo i testimoni i migranti vengono letteralmente guidati dalle guardie di frontiera bielorusse, in quello che appare chiaramente come un tentativo di destabilizzazione orchestrato dalla dittatura di Minsk, sostenuta dalla Russia.
Il ministro dell’interno polacco ha diffuso foto che mostrano le guardie di frontiera bielorusse lungo il confine armate di tenaglie per tagliare il filo spinato. Secondo informazioni fornite dai servizi tedeschi tra gli 800 e i mille migranti arrivano quotidianamente in Bielorussia su voli provenienti dall’Iraq (il cui numero è raddoppiato) per poi essere condotti alla frontiera.
Non è un mistero: il dittatore bielorusso Alexander Lukašenko vuole far pagare all’Unione europea le sanzioni imposte al suo regime a maggio, dopo il dirottamento di un aereo della compagnia Ryanair su cui viaggiava un dissidente. I rapporti tra l’Unione e la Bielorussia si sono compromessi dopo le elezioni dell’estate del 2020, manipolate da Lukašenko.
Il regime di Minsk sa bene qual è il mezzo per mettere pressione e vendicarsi degli europei: risvegliare la paura dei migranti. La crisi migratoria del 2015, di portata ben più vasta rispetto a quella attuale, con un milione di persone in viaggio, aveva profondamente diviso la popolazione europea, con reazioni ostili in Europa centrale e orientale.
Ancora oggi il tema è estremamente delicato, e la Bielorussia sa di poter nuocere a un paese come la Polonia.
Il governo di Varsavia è particolarmente duro nei confronti dei migranti che cercano di passare sul suo territorio, e non intende tenere conto del fatto che anche loro sono vittime di Lukašenko.
La società civile polacca si è mobilitata, come dimostra il caso dell’associazione Grupa Granica, i cui volontari cercano di agire nella regione di frontiera. Citata dal Courrier d’Europe centrale, l’ong lancia l’allarme alla comunità internazionale sulla sorte di questi migranti, “schiacciati tra il cinismo e la brutalità di Minsk e l’intransigenza di Varsavia”.
L’8 novembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha denunciato quella che considera “una strumentalizzazione cinica dei migranti” e ha promesso l’aiuto dei 27 ai paesi coinvolti. Von der Leyen ha inoltre annunciato che sono al vaglio nuove sanzioni contro Minsk ma anche contro le compagnie aeree che partecipano alla manovra del regime.
L’Europa si dimostrerà all’altezza della situazione? La cosa peggiore sarebbe permettere l’emergere di nuove divisioni, le cui prime vittime sarebbero i migranti martoriati alla frontiera mentre il vincitore sarebbe senz’altro il dittatore di Minsk. È in corso un test geopolitico di cui l’Europa avrebbe volentieri fatto a meno.
(Traduzione di Andrea Sparacino)