I prossimi mesi si annunciano molto incerti. Il conflitto ucraino entrerà in una fase critica e si svolgerà su tre piani, distinti ma collegati: quello militare, quello diplomatico e quello politico. Una guerra, si sa, non è mai solo una questione militare, e quella attuale ha scatenato un onda d’urto planetaria. Il conflitto ha naturalmente una dimensione diplomatica: i due “fronti” – quello degli occidentali ricompattato dietro agli Stati Uniti e quello guidato da Cina e Russia – cercano di imporre ognuno la propria visione. Il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai organizzato a settembre in Uzbekistan ha evidenziato una certa preoccupazione sulla guerra in Ucraina, ma ha anche rivelato un’unità nella richiesta di un altro ordine internazionale.

Gli occidentali, paradossalmente, partono con uno svantaggio: in questo conflitto pensano d’incarnare la legalità internazionale, ma il resto del mondo ritiene che applichino due pesi e due misure. Si sono mobilitati contro l’invasione russa dell’Ucraina anche se nel 2003 gli Stati Uniti non si comportarono meglio in Iraq; gli occidentali chiudono gli occhi davanti alle violazioni dei diritti umani commesse dai loro alleati. Statunitensi ed europei moltiplicano i gesti per convincere il “sud globale”, come viene ormai chiamato, ad abbandonare la neutralità.

Infine la guerra si svolge a livello delle popolazioni, in Russia come all’interno dell’Unione europea. Con un interrogativo centrale: chi cederà per primo? La Russia, dove emergono le prime crepe dopo la disfatta dell’esercito all’inizio di settembre? O gli europei, in maggioranza solidali con l’Ucraina ma presto alle prese con la dura prova delle bollette energetiche? La Russia punta sulla stanchezza o addirittura sulla rabbia di una parte dell’opinione pubblica occidentale. Dunque nei prossimi mesi assisteremo a una guerra combattuta su diversi piani. Per il momento è ancora il tempo dell’escalation. as

Pierre Haski sarà a Ferrara il 1 ottobre con Axel Berkofsky, dell’università di Pavia, e Maria Repnikova, ricercatrice lettone-statunitense, per parlare di Asia e di guerra in Ucraina. Introduce e modera Luigi Spinola di Radio3.

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