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La fine di Liz Truss e delle illusioni della Brexit

Downing street, Londra, 20 ottobre 2022. Liz Truss dopo l’annuncio delle sue dimissioni. (Henry Nicholls, Reuters/Contrasto)

La storia ricorderà il mandato di Liz Truss come il più breve tra quelli dei 56 capi del governo che si sono alternati alla guida del Regno Unito, nonché come il più triste.

Ma questo non è il fatto più rilevante. Se la casa al numero 10 di Downing street, l’indirizzo della premier a Londra, si è trasformata in una macchina per polverizzare le ambizioni politiche è perché la missione è chiaramente impossibile, e non importa se a provarci sia un demagogo senza fede né legge come Boris Johnson o una reincarnazione fuori tempo massimo di Margaret Thatcher come Liz Truss…

La missione è impossibile perché consisteva nel trasformare la Brexit in un successo, laddove gli ultimi sei anni dimostrano che gli elettori britannici hanno commesso il peggiore sbaglio della loro vita quando hanno votato sì al referendum del 2016. In quell’occasione la popolazione del Regno Unito aveva aderito a maggioranza a un progetto ideologicamente allettante, quello di “riprendere il controllo”, come ripetevano i paladini della Brexit. Ma quel progetto non è mai andato d’accordo con la realtà del paese e del resto del mondo.

Piani irrealizzabili
La Brexit ha vinto grazie a una doppia illusione. La prima è quella dello slogan menzognero sfoggiato sugli autobus londinesi e che prometteva di investire nel sistema sanitario le somme enormi che ogni settimana andavano versate all’Unione europea. La seconda è quella di aver voluto credere a una “Singapore sul Tamigi”, un luogo deregolamentato che potesse attirare i capitali messi in fuga dalla burocrazia di Bruxelles. L’illusione è stata tanto più scriteriata se consideriamo che si fondava su una lettura sbagliata del mondo e inoltre è andata a sbattere contro fatti imprevisti, come il covid-19 e la nuova guerra fredda (o calda, a seconda delle regioni).

Londra deve coesistere con indicatori tutti al ribasso

Da quel momento diversi premier conservatori hanno tentato di far funzionare un piano irrealizzabile, incapaci di dire ai britannici “ci siamo sbagliati” perché a quel punto sarebbero state le loro menzogne e le loro illusioni a finire nel mirino.
E così Londra deve coesistere con indicatori che sono tutti al ribasso. Il Regno Unito ottiene risultati peggiori rispetto a qualunque paese paragonabile nella stessa situazione, e c’è una sola spiegazione: la Brexit.

Il prossimo primo ministro non avrà successo a meno che non decida di intraprendere una svolta realista, non tanto per rientrare nell’Unione europea (per rimediare alla rottura servirà almeno una generazione) ma almeno per negoziare un rapporto senza paraocchi ideologici con i 27.

Il naufragio di Liz Truss potrebbe servire a restituire ai conservatori un minimo di senno. I tory hanno già modificato i criteri di candidatura per rendere quasi impossibile il ritorno di Boris Johnson, e questo è già qualcosa. Se ai conservatori servissero ulteriori motivi per risvegliarsi, gli basterà dare un’occhiata ai sondaggi in cui i laburisti hanno 30 punti di vantaggio. Se le elezioni si svolgessero oggi, i tory non supererebbero i 22 parlamentari. Un suicidio collettivo, insomma.

In attesa dei prossimi sviluppi possiamo chiudere con la frase pronunciata da re Carlo III quando ha ricevuto Liz Truss a Buckingham: “Dear oh dear”, che potremmo tradurre con “oh misericordia!”. Perfino il re è esasperato…

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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