Spesso le grandi catastrofi umanitarie creano le condizioni per mettere da parte gli antagonismi tra gli stati. Ma a volte, purtroppo, queste occasioni vengono sprecate.
Il sisma che ha colpito il Marocco nella notte tra l’8 e il 9 settembre ha avuto un’eco molto importante in Francia, a causa del peso consistente della comunità franco-marocchina ma anche, semplicemente, di una vicinanza umana tra la Francia e il suo ex protettorato magrebino.
Eppure, a 48 ore dalla catastrofe, Rabat non ha ancora risposto alle offerte d’aiuto arrivate dal governo francese e dal presidente Emmanuel Macron in persona. Il Marocco ha invece accettato l’assistenza di paesi come Qatar, Tunisia e Spagna, paese europeo che partecipa ai soccorsi con 56 militari già all’opera dal 10 settembre.
Nessuna comunicazione
La Francia ha mezzi e capacità incontestabili in materia di gestione delle emergenze, e se c’è un ambito in cui ogni minuto può essere prezioso è sicuramente quello della ricerca dei sopravvissuti. Ciononostante le squadre di soccorritori e le unità cinofile francesi non sono ancora partite. Gli statunitensi sono nella stessa situazione.
I funzionari francesi cercano di minimizzare il problema sostenendo che il Marocco si preoccupa di non creare un “ingorgo” di aiuti internazionali e sottolineando che pochi paesi sono stati sollecitati.
Il 10 settembre – da New Delhi, dove partecipava al G20 – Macron ha dichiarato che “nel momento in cui l’aiuto sarà richiesto, sarà immediatamente concesso. Ci teniamo pronti”. Ma intanto passano le ore e dal Marocco non arriva nessuna comunicazione.
La notizia del terremoto ha raggiunto il sovrano marocchino mentre si trovava nel suo castello francese
A questo punto la spiegazione comincia a diventare politica. Sappiamo bene che i rapporti tra Rabat e Parigi sono incrinati da tempo. Ne abbiamo avuto la prova a marzo, quando Macron ha dichiarato che le sue relazioni con il re Mohamed VI erano amichevoli, ma è stato immediatamente smentito da Rabat: “I rapporti non sono né amichevoli né buoni, sia tra i due governi sia tra il palazzo reale e l’Eliseo”. Difficile essere più brutali.
Il 9 settembre, poche ore prima del terremoto, un sito marocchino ben informato aveva lanciato messaggi ottimisti, ma il sisma non ha lasciato tempo alle speranze di avverarsi.
L’articolo prendeva spunto dalla visita privata in Francia del re Mohamed VI (la notizia del terremoto ha effettivamente raggiunto il sovrano mentre si trovava nel suo castello francese) e sottolineava che una telefonata o un incontro tra il re e il presidente avrebbero potuto cancellare i malintesi. I due si sono effettivamente parlati, ma apparentemente senza risultati di rilievo.
È importante notare che l’articolo proponeva condizioni che Parigi ritiene ancora inaccettabili, a cominciare dalla pretesa che la Francia riconosca la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, al centro di un contenzioso internazionale che risale agli anni settanta. Stati Uniti e Spagna hanno ceduto alla pressione marocchina, ma la Francia non vuole compiere un gesto che ad Algeri sarebbe percepito come una dichiarazione di guerra.
L’altro contenzioso [citato dall’articolo] è meno complesso. Si tratta delle limitazioni sui visti per la Francia. A questo proposito Macron ha fatto pubblicamente mea culpa, ammettendo che la scelta politica fatta dal ministro dell’interno è stata controproducente, e ha lasciato intendere che sarà modificata.
In ogni caso la visita del re si è bruscamente interrotta senza la svolta sperata. Davvero il Marocco non ha accettato tempestivamente l’offerta di aiuto della Francia a causa di difficoltà organizzative? O ha invece scelto di manifestare in questo modo la sua emancipazione dall’ex colonizzatore? In ogni caso il tempo della riconciliazione non è ancora arrivato.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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