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Gli alleati dell’Ucraina spiazzati dai repubblicani statunitensi

Avdiïvka, Ucraina, 31 dicembre 2023. (Pierre Crom, Getty Images)

L’allarme è stato lanciato l’8 febbraio da Donald Tusk, primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio europeo. Tusk, attraverso X (Twitter), si è rivolto ai senatori repubblicani americani, che avevano bocciato un pacchetto di nuovi aiuti all’Ucraina: “Ronald Reagan, che ha aiutato milioni di noi a ottenere la libertà e l’indipendenza, si starà rivoltando nella tomba. Vergognatevi!”.

Reagan, ricordato in occidente per il suo liberismo economico, nell’est dell’Europa è venerato per aver tenuto testa all’Unione Sovietica durante la guerra fredda. Nel 1987, a Berlino, il presidente statunitense si era rivolto al numero uno sovietico Michail Gorbačëv pronunciando una frase passata alla storia: “Buttate giù questo muro!”. Due anni dopo il muro di Berlino crollava e i paesi dell’est ritrovavano la libertà.

Reagan era un repubblicano classico, l’antitesi di Donald Trump e del partito isolazionista che ha plasmato a sua immagine, una forza che oggi è pronta a sacrificare l’Ucraina per motivi legati alla politica interna e subisce il fascino del modello autoritario di Putin. Per rendersene conto basta vedere come l’intervista dell’8 febbraio al presidente russo condotta da Tucker Carlson, ex conduttore di estrema destra di Fox News, ha fomentato i fedelissimi di Trump.

La dichiarazione del primo ministro polacco è carica di sorpresa e amarezza, ed è condivisa da tutti quelli che nell’Europa dell’est hanno vissuto il dominio sovietico, sviluppando una fede incrollabile nella protezione statunitense.

Qualche mese fa il leader di uno stato baltico a cui ho rivolto (insieme ad altri giornalisti) diverse domande sull’autonomia strategica dell’Europa, mi aveva risposto con un certo fastidio: “Il mio lavoro è prima di tutto quello di assicurarmi che gli statunitensi restino in Europa per proteggerci”. Immaginate il suo smarrimento all’idea che il prossimo inquilino della Casa Bianca sia pronto ad abbandonare l’Ucraina.

Sul fronte europeo c’è una certa fiducia: “L’Europa sarà all’altezza della situazione se gli statunitensi si tireranno indietro in Ucraina”, ha dichiarato recentemente un alto funzionario francese. Ma la buona volontà non sarà sufficiente.

Anche se l’Unione europea ha fatto un grande passo in avanti per sostenere l’Ucraina negli ultimi due anni, è ancora lontana dal poter sostituire gli Stati Uniti, innanzitutto a causa dell’impasse industriale. Gli europei, per esempio, non sono stati capaci di rispettare gli impegni presi per la consegna di proiettili, e lo faranno con quasi un anno di ritardo.

Il risultato è un forte squilibrio sul campo, perché la Russia è ormai in piena economia di guerra. Ad Avdiïvka, città al centro di pesanti combattimenti, i russi sparano cinque volte più proiettili rispetto agli ucraini, che stanno perdendo terreno. Questo argomento sarà sicuramente al centro della riunione organizzata lunedì a Parigi dal cosiddetto triangolo di Weimar, composto da Francia, Germania e Polonia.

Il clima internazionale poco favorevole, le incertezze sulle armi e la stanchezza sul campo pesano sul morale degli ucraini e creano tensioni. La decisione del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj di sostituire il suo capo di stato maggiore, l’amato generale Valerij Zalužnyj, va letta in questo senso. Di certo le notizie in arrivo da Washington non aiutano.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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