Il sostegno pericoloso di Elon Musk a Donald Trump
Non passa giorno senza che Elon Musk sia coinvolto in qualche polemica. Del miliardario statunitense si parla ovunque, ma è in ambito politico che il dibattito è più acceso, soprattutto da quando Musk ha acquistato Twitter, ribattezzandolo X.
Per capire quali siano le simpatie di Musk basta osservare il suo profilo sul social network, dove l’imprenditore è seguito da 177 milioni di persone in tutto il mondo. Negli ultimi giorni Musk ha ritwittato i messaggi con l’hashtag #BidenBorderBloodbath, il bagno di sangue di Biden alla frontiera. Si tratta di una campagna provocatoria orchestrata dai sostenitori di Trump con un duplice obiettivo: far dimenticare che l’ex presidente ha utilizzato l’espressione “bagno di sangue” in modo ambiguo (parlando, a quanto pare, dell’importazione di auto cinesi) e distogliere l’attenzione dalla sua uscita di qualche giorno fa, quando ha definito “selvaggi” i migranti. Musk ripropone i tweet della galassia Maga (dallo slogan trumpiano: Make America great again) secondo cui ogni migrante è un potenziale assassino.
Forte dei suoi numeri e della sua immagine di imprenditore di successo, Musk ha chiaramente scelto chi sostenere alle elezioni di novembre negli Stati Uniti: Donald Trump. Sono lontani i tempi in cui la Silicon valley cool e democratica si schierava per Barack Obama. Nel 2016 solo uno dei grandi magnati della tecnologia, Peter Thiel (tra i fondatori di PayPal), aveva osato prendere la parola in occasione della convention repubblicana che aveva scelto Donald Trump come candidato alle presidenziali.
Su Mediapart, l’esperta di questioni statunitensi Maya Kandel ha scritto che “la Silicon valley sta cambiando. Oggi possiamo parlare dell’ascesa di una ‘destra tech’ le cui affinità con la destra tradizionale e l’estrema destra sono sempre più evidenti”.
All’inizio Musk ha costruito la propria immagine sui successi industriali, dalla Tesla alla SpaceX. Due anni fa è perfino diventato un eroe mettendo a disposizione il sistema di connessione satellitare Starlink agli ucraini e assicurandone le comunicazioni durante l’invasione russa. Ma a poco a poco ha anche mostrato il suo legame ideologico con la destra, fino a schierarsi dalla parte di Trump.
Nel suo recente libro Technopolitique (Seuil 2024), la ricercatrice Asma Mhalla sostiene che Musk abbia “rinnovato la figura dell’anarchico di destra nella sua espressione più pura”. Mhalla paragona Musk al personaggio di Joker di Batman, “ma in una versione più allegra”.
È con l’acquisto di Twitter che Musk è diventato un personaggio più marcatamente politico. Facendo sue alcune parole d’ordine libertarie, il miliardario ha eliminato ogni limite alla libertà di espressione.
Qualche giorno fa X ha riattivato il profilo di Martin Sellner, leader di estrema destra austriaco, che era stato bloccato dai precedenti vertici del social network a causa di un collegamento con l’autore della strage razzista di Christchurch, in Nuova Zelanda. Musk ha addirittura risposto a uno dei primi tweet di Sellner dopo la riattivazione.
Nel fine settimana, quando un intervistatore gli ha rimproverato di aver indebolito i meccanismi di moderazione sulla piattaforma, Musk ha risposto: “Moderazione è un termine della propaganda, che in realtà significa censura”. Il problema è che in questo vuoto di controllo si sono insinuate le idee più estremiste, insieme a un esercito di manipolatori. A cominciare da Donald Trump, che era stato bandito da Twitter dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. In Elon Musk il candidato repubblicano ha trovato un alleato potente, proprio su uno dei principali terreni di scontro della battaglia politica, quello dell’informazione.
(Traduzione di Andrea Sparacino)