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Cos’ha portato alla legge marziale in Corea del Sud e chi l’ha fermata

Le proteste contro la legge marziale davanti all’assemblea nazionale a Seoul, Corea del Sud, 4 dicembre 2024. (Kim Hong-Ji, Reuters/Contrasto)

In Corea del Sud il film che ha suscitato maggiore interesse nel 2023 si intitola 12-12. The day, e racconta la storia di un tentativo di colpo di stato militare nel 1979. Il 3 dicembre i sudcoreani hanno avuto la sensazione di vivere il remake di quell’opera, al punto tale che il manifesto del film è riapparso sui social network, ma con la testa del presidente al posto di quella dell’attore principale.

Gli eventi del 3 dicembre a Seoul vanno oltre il cinema. Alla fine, però, la società sudcoreana ha dimostrato che la democrazia è solida e che le persone non intendono lasciarsi manipolare.

Tutto è cominciato quando il presidente Yoon Suk-yeol ha preso la parola per proclamare la legge marziale, sospendendo ogni assemblea pubblica, compreso il parlamento, e imponendo il controllo dei mezzi d’informazione. Yoon ha giustificato la decisione con la minaccia di un’opposizione che a suo dire sarebbe favorevole ai comunisti della Corea del Nord.

L’esercito è immediatamente entrato in azione, ma la conclusione non è stata quella prevista. Per il momento l’azzardo del presidente sembra non aver pagato. Yoon, ex procuratore generale ultraconservatore eletto nel 2022, ha suscitato critiche unanimi: nessuno ha accettato le sue spiegazioni, compreso il capo del suo partito, che ha definito anticostituzionale la legge marziale.

Sfidando il divieto, i deputati si sono precipitati in parlamento superando le barriere e approvando con 190 voti favorevoli e nessuno contrario un testo che ha abolito la legge marziale decretata due ore prima dal presidente.

La popolazione, nel frattempo, è scesa in piazza, sia spontaneamente sia rispondendo agli appelli dell’opposizione. Decine di migliaia di persone hanno reso impossibile qualsiasi tentativo di far rispettare la legge marziale, mentre i sindacati annunciavano uno sciopero generale. Lo slogan più diffuso chiedeva le dimissioni di Yoon, abbandonato anche dai suoi sostenitori.

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Perché questa crisi? La Corea del Sud è una democrazia relativamente giovane. Dopo la guerra del 1953 la parte sud della penisola, sostenuta dagli Stati Uniti, ha vissuto una serie di dittature militari. La democrazia si è affermata solo alla fine degli anni ottanta, parallelamente alla crescita economica del paese.

Dopo essere uscita devastata dal conflitto, oggi la Corea del Sud è l’undicesima potenza economica mondiale, con un reddito pro capite vicino alla media europea. L’economia nazionale si è imposta grazie a grandi gruppi come Samsung o Hyundai, e al soft power del k-pop, del cinema e delle serie televisive.

Perché Yoon ha agito in modo così brutale? Il contesto del 3 dicembre è quello di un presidente in caduta libera nei sondaggi, di un’opposizione che controlla il parlamento e blocca l’approvazione del bilancio e di tensioni con la Corea del Nord. Forse Yoon ha pensato che sarebbe stato accolto come un salvatore della patria? Se è così, ha commesso uno sbaglio che rischia di essergli fatale.

In questi tempi, segnati dall’incertezza nella politica mondiale, quello che è successo in Corea del Sud rappresenta senz’altro una buona notizia. Evidentemente le persone si aggrappano alla democrazia quando rischiano di perderla, e sono pronte a combattere per salvarla.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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