Alla fine di settembre è stato commemorato il sessantesimo anniversario dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) presso la sede dell’Onu a New York. La cerimonia ha avuto luogo poco dopo l’incontro tra il presidente statunitense Barack Obama, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen. Se i leader di ogni fronte hanno largamente tradito le speranze dei cittadini palestinesi e israeliani di vivere in una società sicura e stabile, le migliaia di dipendenti dell’Unrwa si sono sempre impegnati perché a milioni di rifugiati, abbandonati dalla politica e in pericolo, fossero assicurati i servizi fondamentali e il rispetto degli standard che spettano a ogni essere umano.

Gli sforzi fatti dall’Unrwa per fornire istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali e soccorso a molti dei 4,6 milioni di rifugiati palestinesi rappresentano le Nazioni Unite al loro meglio: un’istituzione che aiuta le persone a livello materiale, richiamando allo stesso tempo l’attenzione sulla necessità di assicurare a tutti i diritti politici, nazionali e umani, anche in mezzo a conflitti terribili.

Alcuni rifugiati vivono in condizioni terrificanti, soprattutto in Libano e a Gaza, dove la disoccupazione e il tasso di abbandono scolastico sono altissimi. Eppure il mandato dell’Unrwa mostra che il mondo considera i rifugiati come persone i cui diritti fondamentali non sono semplici slogan ma realtà, e come tali vanno esercitati. L’Unrwa è stata istituita nel 1949, poco dopo che le nazioni di tutto il mondo avevano firmato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che sanciva l’unicità dei singoli individui sotto ogni aspetto con l’eccezione del loro pari diritto a superare lo stato di natura ed essere messi in condizione di accedere agli stessi diritti garantiti dalla legge.

Un contributo allo sviluppo

Oggi, tuttavia, è importante riconoscere il ruolo dell’Unrwa anche come simbolo del desiderio e della capacità dei cittadini palestinesi di dar vita a una società fondata sull’integrità, la civiltà e le opportunità quando se ne dà loro l’occasione. Il personale dell’Unrwa, infatti, è formato in gran parte da palestinesi e rappresenta una sorta di esperimento di come si svilupperebbe una società palestinese se non fosse sottoposta ad attacchi e pressioni dall’esterno.

Negli ultimi sessant’anni milioni di palestinesi sono passati per centinaia di scuole dell’Unrwa e molti hanno contribuito allo sviluppo del mondo arabo moderno.

La questione palestinese è stata probabilmente l’elemento più destabilizzante nel mondo arabo, ma l’Unrwa è stata la forza di moderazione più influente e di buon senso per molti palestinesi che, se privati dei diritti fondamentali e della dignità rappresentati dall’agenzia dell’Onu, avrebbero scelto la violenza. Se l’Unrwa non esistesse o se non fornisse ai giovani il livello e la qualità dei servizi che li tengono in buona salute nelle scuole o sul lavoro, i palestinesi emarginati e scoraggiati che avrebbero preso la strada della violenza sarebbero stati probabilmente molto più numerosi.

Denunciare l’ingiustizia

Forse la funzione più importante che l’Unrwa ha svolto negli ultimi anni è stata quella di denunciare con grande forza e determinazione – per bocca dei suoi massimi dirigenti – le condizioni disperate dei rifugiati palestinesi e la necessità di prestargli assistenza, come durante il recente attacco israeliano a Gaza. L’Unrwa ha allargato il suo ruolo, passando da semplice erogatore di servizi di base a voce della coscienza che ricorda al mondo due problemi legati tra loro: da un lato il fatto che i rifugiati palestinesi sono spesso indifesi e vulnerabili, dall’altro che la comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di tutelarli, e di cercare allo stesso tempo una soluzione politica per mettere fine all’esilio e alla condizione di rifugiati dei palestinesi.

Il commissario generale dell’Unrwa Karen Koning AbuZayd lo ha detto chiaramente nel suo intervento alla commemorazione: “Il protrarsi dell’esilio dei rifugiati palestinesi e le dure condizioni che devono affrontare, soprattutto nei Territori occupati, non possono conciliarsi con gli obblighi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite… L’Unrwa è pronta ad assumere un ruolo costruttivo e di mediazione per far sì che la voce dei rifugiati palestinesi sia ascoltata, e che i loro interessi e le loro scelte si riflettano in ogni futuro accordo”.

Prestare attenzione alla voce, agli interessi e alle scelte dei rifugiati è l’essenza del messaggio di questo anniversario. Per i rifugiati e per le condizioni che hanno dovuto sostenere, sessant’anni sono molti. Ma grazie all’opera dell’Unrwa, questo lungo periodo ha anche dimostrato cosa si può fare quando uomini e donne di buona volontà s’impegnano davvero e quando gli stati prendono sul serio il dovere di soccorrere i più deboli.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it