Pdl e Lega Nord hanno proposto la creazione di una macroregione-nord, chiamiamola Regione del Nord, formata da Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Questa nuova entità si finanzierebbe trattenendo il 75 per cento delle entrate tributarie del suo territorio. Ma basta fare due calcoli per capire che non sarebbe in grado di stare in piedi da sola, oltre a pregiudicare la fornitura di servizi di base come l’istruzione nelle regioni del Mezzogiorno.
Oggi i tributi erariali della Regione del Nord sono intorno ai 140 miliardi. Il 75 per cento di 140 miliardi è 105 miliardi. Con questi soldi la Regione del Nord riuscirebbe a coprire la sua spesa pubblica? No. La spesa pubblica “locale” – quella che assicura servizi di base come sanità, istruzione, giustizia, sicurezza, pensioni – è di circa 75 miliardi. A questa bisogna aggiungere la spesa per beni “comuni”, come la difesa e gli affari esteri, e il contributo per pagare gli interessi sul debito pubblico e gli organi costituzionali.
Questa spesa vale circa 47 miliardi. Quindi il totale è di 122 miliardi. Anche senza porsi il problema di offrire l’opportunità di studiare a chi ha la sfortuna di nascere in una regione del Mezzogiorno, questa proposta non sta in piedi. Né si può pensare che la Regione del Nord potrebbe limitarsi a coprire la spesa statale locale con le somme trattenute, chiedendo che il 25 per cento mandato a Roma sia usato per coprire le spese comuni. Il fatto è che il 25 per cento delle entrate tributarie della Regione del Nord non è sufficiente a coprire la sua quota di spesa per i beni comuni.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it