Alla fine di dicembre la Banca centrale europea (Bce) ha fatto un’operazione straordinaria di finanziamento a tre anni per quasi 500 miliardi di euro, destinati alle banche dell’eurozona. Molti speravano che la decisione avrebbe contribuito ad alleviare la pressione sui paesi indebitati e avrebbe aumentato i prestiti alle imprese. Ma queste speranze sono andate deluse.

Come segnala Angelo Baglioni su lavoce.info, per ora l’unico effetto dell’operazione è stato che presso la Bce sono raddoppiati i depositi marginali con scadenza a 24 ore e remunerati a un tasso d’interesse molto basso: lo 0,25 per cento.

È fondamentale capire perché le banche non preferiscono investimenti più redditizi. Con l’aggravarsi della crisi gli istituti hanno bisogno di sempre maggiori riserve di liquidità per far fronte a necessità improvvise, come un massiccio ritiro dei depositi. Molte banche, inoltre, hanno già fin troppi titoli di stato di paesi a rischio nel loro portafoglio, tanto che alcune preferirebbero ridurne l’entità. Il possesso di questi titoli, infatti, rende sempre più difficile ottenere prestiti sui mercati internazionali.

La Bce non può continuare a finanziare le banche sperando che “facciano il lavoro per lei”, cioè sottoscrivano i titoli di stato. I motivi sono due: se la strategia non funzionasse (e in questo momento sembra che sia proprio così) finirebbe solo per aumentare i depositi presso la Bce; se invece funzionasse scaricherebbe i costi del rischio sul sistema bancario, con ripercussioni negative per l’economia.

Internazionale, numero 932, 20 gennaio 2012

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it