La gestione di una causa civile costa allo stato circa 500 euro, contro un incasso – attraverso il contributo unificato – che in alcuni casi può essere di appena 43 euro, cioè solo l’8,7 per cento delle spese sostenute (la media europea è del 25,9 per cento). Come si legge nel Rapporto 2010 della Commissione europea per una giustizia efficiente, il restante 91,3 per cento, che corrisponde a qualche miliardo di euro, è a carico della collettività.

Il ricorso alla giustizia civile si è trasformato spesso in un abuso, sommergendo ogni anno i tribunali con oltre cinque milioni di nuove procedure, di cui solo il 40 per cento viene smaltito. Come spiega Leonardo D’Urso

su lavoce.info, uno dei grandi problemi della gestione della giustizia civile è l’assenza di un budget in entrata per ogni tribunale insieme a una corretta contabilità di gestione, controllo e imputazione dei costi. Occorre eliminare tutte le cause pretestuose che danneggiano chi ha davvero bisogno di ricorrere al giudice. È come se un ospedale con quattrocento posti letto dovesse ricoverare mille pazienti, senza distinguere tra i malati immaginari o perfettamente guaribili a casa da quelli che hanno davvero bisogno del ricovero.

Le conseguenze sono facilmente immaginabili. Per risolvere la situazione basterebbe introdurre una norma che accolli a chi perde il processo, e non alla collettività, il conto delle spese. Un’altra soluzione possibile consiste nello stimolare la diffusione di assicurazioni di tutela legale. In questo modo, se si vince o se si perde, i costi sono coperti dall’assicurazione.

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