All’inizio del 2009 i lavoratori extracomunitari iscritti all’Inps avevano versato contributi pari al 4,2 per cento dei contributi complessivi versati all’istituto in tutta Italia. Si tratta di oltre sei miliardi di euro, che pesano in modo decisivo sulle casse della previdenza nazionale.

A differenza dei contributi degli italiani, inoltre, molti di questi versamenti non sono destinati a generare spese future, cioè prestazioni a fronte dei soldi versati. Infatti i pagamenti erogati dallo stato per i lavoratori extracomunitari sono nettamente inferiori rispetto ai contributi versati. Questo succede perché in molti casi i lavoratori extracomunitari arrivano nel nostro paese, lavorano e versano i contributi per poi tornare al loro paese d’origine senza aver maturato la condizione necessaria (il periodo contributivo minimo) per richiedere l’assistenza previdenziale.

Con molti paesi, inoltre, non ci sono accordi bilaterali per trasferire i contributi (ammesso che ci sia un ente previdenziale a cui trasferirli). Molti immigrati non conoscono i loro diritti e quindi non presentano domanda anche se idonei a richiedere servizi previdenziali.

Con i tempi che corrono questi sei miliardi di euro sono una risorsa molto preziosa. Se aumentassero ancora, ci permetterebbero di ridurre le tasse sul lavoro.

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