Quest’anno in Italia la recessione sarà più dura del previsto: il pil calerà del 2,4 per cento invece dell’1,2 per cento atteso inizialmente. Sono dati contenuti nella nota di aggiornamento del documento di economia e finanza del governo. La conseguenza sarà un aumento del deficit pubblico di quasi un punto del pil (dall’1,7 al 2,6 per cento).

Il governo ha escluso una manovra bis, ma è certo che in questo modo il pareggio di bilancio nel 2013 si allontana ulteriormente e che non ci sono soldi per misure espansive. Ci vorranno nuovi tagli alla spesa pubblica per impedire l’aumento dell’iva. Le parti sociali si stanno accordando su revisioni del modello contrattuale che in non pochi casi causeranno una perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni.

I sacrifici chiesti agli italiani sono intollerabili di fronte a politici corrotti che usano impunemente il denaro pubblico per fini privati. Lo scollamento tra la classe politica e il paese ha superato i livelli di guardia. Per fortuna abbiamo un governo tecnico. È giusto che non deleghi ai politici il compito di autoregolamentarsi, ma li costringa a essere trasparenti. È bene che imponga per decreto dei tetti alle spese del parlamento e dei consigli regionali.

I consigli che vorranno usare la loro autonomia impositiva per superare questi limiti, dovranno aumentare le tasse locali. Bisogna anche chiedere a chi riceve retribuzioni pubbliche al di sopra della soglia massima consentita di mettersi in regola con le disposizioni introdotte nel 2011, pena una tassazione al 100 per cento della parte di reddito che supera quella soglia.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it