Nel terzo trimestre del 2012 il fatturato della Fiat-Chrysler è stato di venti miliardi di euro. Hanno contribuito positivamente ai conti gli Stati Uniti e il Sudamerica, mentre in Europa il gruppo registra delle perdite. La strategia di diversificazione territoriale sta pagando, ma le prospettive europee sono fosche. E la Fiat si aspetta vacche magre fino al 2016.

Il nuovo piano europeo annunciato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne prevede un cambio radicale di strategia: bisognerà muoversi verso il segmento “premium” del mercato facendo leva su marchi storici come Alfa Romeo e Maserati. Nella parte bassa del mercato il gruppo si concentrerà su Panda e 500, ma sembra intenzionato ad abbandonare il segmento medio, che storicamente è stato la parte principale del suo modello di business. È la scelta giusta? Difficile dirlo ora. Ma è una svolta che, se confermata, avrà conseguenze profonde sul futuro della Fiat in Europa.

Come scrive Fabiano Schivardi su lavoce.info, serve il contributo di tutti per vincere questa sfida. La Fiat deve mettere in cantiere i nuovi modelli per entrare da protagonista nel mercato premium. Inoltre, i contrasti con la Fiom vanno risolti attraverso regole di rappresentanza che garantiscano democrazia e governabilità. Il governo, infine, deve continuare con le riforme strutturali per ridare competitività al sistema produttivo. Le esportazioni possono essere sostenute attraverso forme di “svalutazione fiscale”, riducendo il cuneo fiscale e la tassazione sul reddito dei lavoratori, come ha fatto la Germania dieci anni fa.

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