Negli ultimi dieci anni sono state almeno 6.700 le persone che hanno perso la vita nel canale di Sicilia. Il conto, che include anche i dispersi, è tenuto dal sito Fortress Europe del giornalista Gabriele del Grande. La cifra si basa sulla raccolta sistematica di segnalazioni dei grandi quotidiani e delle agenzie di stampa. Purtroppo si tratta di una sottostima: non sappiamo quante sono le imbarcazioni inghiottite dal mare di cui non si è mai avuta notizia.
Il governo italiano fa bene a chiedere aiuto all’Unione europea per affrontare il problema dell’immigrazione irregolare. Ma sbaglia a rivolgersi solo a Bruxelles. Bisogna anche rivedere le politiche dell’immigrazione che l’Italia ha adottato in modo autonomo.
Queste politiche sono basate sul presupposto ipocrita che sia possibile trovare un lavoro e regolarizzare gli immigrati quando sono ancora nel loro paese d’origine. Come se esistessero centri dell’impiego che funzionano nell’Africa subsahariana, quando non riusciamo a far funzionare neanche quelli di molte regioni italiane. Questa ipocrisia costringe gli immigrati ad arrivare illegalmente nel nostro paese, usando mezzi di fortuna e ricorrendo a scafisti senza scrupoli.
Bisognerebbe invece permettere un numero di ingressi realistico, che tenga conto delle esigenze delle imprese ma anche di quelle delle famiglie italiane. Le persone che vogliono lavorare in Italia dovrebbero arrivare da noi con dei visti temporanei, finalizzati alla ricerca di un posto di lavoro.
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