Il capo di gabinetto del ministero delle politiche agricole guadagna 274.647 euro all’anno. La stessa posizione nel Regno Unito è occupata dal permanent undersecretary, che guadagna 191.648 euro all’anno. Il compenso del dirigente italiano è quindi il 143 per cento di quello del suo collega britannico.

Se si analizzano le altre posizioni lavorative del ministero nei due paesi, le differenze sono ancora più marcate. In media i tre direttori di dipartimento in Italia guadagnano 287mila euro, contro i 166mila euro dei 

director general nel Regno Unito: la differenza è del 70 per cento. I sette direttori generali in media guadagnano 192mila euro contro i 118mila euro dei director. In questo caso la differenza è del 60 per cento.

Questi dati raccolti e commentati da Roberto Perotti su lavoce.info segnalano come i dirigenti della pubblica amministrazione italiana siano strapagati in confronto a quelli di amministrazioni pubbliche molto più efficienti. In un momento in cui si chiedono continui sacrifici ai contribuenti, questi compensi non sono giustificabili. Speriamo che non si invochino i “diritti acquisiti”. Qualsiasi cambiamento di legislazione lede qualche “diritto acquisito”: se si aumenta l’aliquota dell’Imu, si penalizza chi ha comprato una casa rispetto a chi ne ha presa una in affitto. Spesso la difesa dei diritti acquisiti vale solo a senso unico.

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