Negli ultimi sei anni la produzione industriale italiana è scesa del 25,3 per cento, e a maggio c’è stato un ulteriore calo dell’1,2 per cento rispetto al mese precedente. Le cose vanno particolarmente male per la produzione di beni di consumo durevole (basta pensare a Fiat ed Electrolux), diminuita di quasi 38 punti rispetto all’aprile del 2008. Succede sempre così con le recessioni: si rinvia l’acquisto di un elettrodomestico o di una nuova auto.

In questi sei anni di buio sono calate oltre la media anche la produzione di beni strumentali (quelli impiegati nei processi produttivi delle imprese) e quella dei beni intermedi (-30 per cento), probabilmente perché, per la produzione di componenti, le grandi aziende ricorrono sempre più alla delocalizzazione. Resistono i beni di consumo non durevoli, che rispetto all’aprile del 2008 hanno perso “solo” 11,8 punti.

I grandi marchi hanno provato a resistere, a partire dal settore alimentare. Ma un sostegno importante in questo senso, spiega Francesco Daveri sul lavoce.info, è venuto dalla scelta di fornire prodotti senza marchio d’origine (

unbranded) alla grande distribuzione, che li ha messi in vendita sugli scaffali dei supermercati usando le proprie eti­chette.

I dati sulla produzione industriale generalmente anticipano quelli del pil. Rischiamo di registrare un segno negativo anche nel secondo trimestre del 2014. A quel punto si potrebbe parlare di una nuova recessione. In realtà oggi l’economia italiana ristagna e non riesce a ripartire.

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