I fermoposta, quei vecchi luoghi d’incontro dove i viaggiatori andavano a ritirare la loro corrispondenza, avevano un fascino indiscutibile. Ma anche i loro equivalenti moderni, gli internet café, hanno una loro personalità.
Sono più rapidi e affidabili. Ricordate tutte quelle lettere che non venivano mai ritirate? Oggi nessuno dimentica di controllare la sua email. Ma questi posti sono anche più utili e, sotto certi aspetti, perfino romantici. Innanzitutto negli internet café si possono fare molte più cose.
Oltre a organizzare un incontro con il proprio partner lungo il viaggio o far sapere alla mamma che va tutto bene, si può prenotare una stanza, cercare un locale notturno, controllare i voli, affittare una macchina, scaricare musica e caricare delle foto. E quante storie d’amore sono nate da un consiglio tecnico offerto dalla persona seduta a fianco?
Finora ho passato molto tempo negli internet café, anche se, a esser sincero, cerco in tutti i modi di evitarli. Preferisco collegarmi con il portatile dall’albergo, ma spesso non c’è collegamento o la tariffa è eccessiva.
In ogni caso gli internet café sono un’esperienza di viaggio a sé: i giganteschi (anche se spesso nascosti) centri cinesi, gli ospitali centri vietnamiti (una volta il proprietario di un internet café è saltato sulla sua moto per andarmi a prendere i biglietti del treno mentre controllavo la mia email) o le strane varianti africane (sono sicuro che i messaggi del tipo “Sono disposto a dividere dodici milioni di dollari con te” vengono dal terminale accanto al mio).
Poi ci sono gli efficienti internet café tedeschi, quelli economici britannici e gli statunitensi, che offrono sempre qualche servizio in più (uno aveva anche la lavanderia automatica).
Internazionale, numero 710, 14 settembre 2007
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