Oggi gli aeroporti fanno notizia. Il nuovo terminal 5 di Heathrow è quasi finito e sarà inaugurato nel marzo del 2008. Le strutture sovraccariche dell’aeroporto londinese sono in grado di accogliere ogni anno 45 milioni di passeggeri.

Ma con 70 milioni di transiti Heathrow è decisamente sovraffollato. Sembra una di quelle prigioni costruite per cinquecento detenuti che ne ospitano mille, stipati come sardine. Quindi non c’è da meravigliarsi se si sono persi 25 milioni di bagagli.

Quando il nuovo terminal sarà completato, Heathrow dovrebbe essere in grado di gestire senza problemi 90 milioni di passeggeri all’anno. O meglio, potrebbe farlo se avesse abbastanza piste. Heathrow ne ha soltanto due, mentre Francoforte ne ha tre, il Charles De Gaulle di Parigi quattro, e il nuovo aeroporto progettato per Dubai ne avrà sei con la possibilità di accogliere 120 milioni di passeggeri l’anno.

L’aeroporto di Dubai è già un nodo fondamentale per i voli diretti verso l’Africa e il Medio Oriente e l’astuto sceicco che governa l’emirato – Mohammed bin Rashid Al Maktoum – punta a farlo diventare uno scalo ancora più importante per la regione.

Più a est, l’aeroporto Changi di Singapore continua a essere in cima alle classifiche dei migliori aeroporti del mondo e quello di Pechino prima delle Olimpiadi inaugurerà il suo nuovo terminal, che ospiterà il più grande edificio del mondo. Negli ultimi tempi ho visto aeroporti che portano il nome di alcuni personaggi singolari: una famosa suora (l’aeroporto internazionale Madre Teresa di Tirana), un famoso conquistatore (anche Genghis Khan ha il suo aeroporto a Ulan-Bator, in Mongolia) e un famoso calciatore (l’ultima volta che sono stato a Belfast, l’aeroporto della città era stato ribattezzato con il nome di George Best).

Internazionale, numero 727, 18 gennaio 2008

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