Oggi ci sono molte cose che rendono i viaggi meno piacevoli di un tempo, per esempio il fatto che ci si sente in colpa alla sola idea di prendere un aereo. Le misure di sicurezza degli aeroporti sono una delle cose che odio di più.
Molte di queste misure sono inutili: nessuno userebbe più un’arma da fuoco per dirottare un aereo, i passeggeri gli salterebbero subito addosso. Inoltre i controlli non sono omogenei: in un aeroporto devi toglierti le scarpe, in un altro devi tirare fuori dalla borsa il computer.
In un terzo ti controllano la carta d’imbarco prima di attraversare la macchina dei raggi X, poi la rimetti in tasca, fai passare la giacca attraverso la macchina e ti chiedono dov’è la tua carta d’imbarco. Mi è successo a Los Angeles. Saliti a bordo a volte si ricevono le posate di plastica, altre volte quelle di metallo.
Perché nessuno ha ancora trovato un modo più logico per farci passare attraverso le macchine a raggi X e i metal detector? Nella maggior parte degli aeroporti ci si avvicina lentamente alla macchina e poi, all’ultimo momento, bisogna aprire la borsa in fretta, tirare fuori chiavi, telefono e monete, togliere la giacca, le scarpe e la cintura. Nessuno ha mai pensato a un nastro trasportatore che scorra al nostro fianco mentre ci avviciniamo al metal detector Infine c’è la mania statunitense dei sky marshals (poliziotti del cielo).
Già non mi piace l’idea che in America la gente possa girare con un’arma in tasca per strada, figurarsi su un aereo. Negli Stati Uniti non posso evitare di usare le linee aeree americane. Ma in qualsiasi altro posto del mondo la mia politica è quella di non salire mai su un aereo di una compagnia statunitense. Immagino che a bordo degli aerei delle altre compagnie sia meno probabile trovare qualcuno con una pistola.
Internazionale, numero 752, 11 luglio 2008
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