Vi ricordate di Haiti? È l’isola dei Caraibi in cui la prima rivolta degli schiavi si concluse con la sconfitta dei colonialisti francesi. Il leader della rivolta, Toussaint Louverture, era stato tradito e stava morendo in una prigione francese, ma questo non impedì la vittoria dei ribelli.

Dopo quell’inizio glorioso, però, le cose sono andate piuttosto male per Haiti, passata per due secoli da un presidente disastroso all’altro. E con la morte di Papa Doc (nel 1971) e la fuga in Francia del suo altrettanto avido successore Baby Doc (nel 1986), le cose si sono messe ancora peggio.

I leader militari si sono alternati a politici sfortunati e hanno letteralmente annientato il turismo. La guerra tra bande nelle baraccopoli, un’economia in caduta libera, un’ondata di rapimenti e l’embargo (per aver cacciato un presidente eletto) hanno contribuito a far guadagnare ad Haiti lo scoraggiante titolo di paese più povero dell’emisfero occidentale.

Nonostante le sommosse per la fame dello scorso aprile, sembra però che le cose stiano cambiando. Haiti non è più un posto così pericoloso come molti governi vorrebbero farci credere, e ogni turista ha la sensazione di essere un pioniere.

Meritano una visita Jaomel con le sue spiagge e Cap Haïtien, vicino alla fortezza della Citadelle, costruita per evitare che i francesi tornassero alla carica. E poi c’è la colorata arte naif dell’isola. Ma per me l’attrazione più importante è un albergo di Port-au-Prince, l’Oloffson, dove è ambientato il classico di Graham Greene I commedianti.

All’inizio del romanzo il direttore dell’albergo trova il ministro degli affari sociali di Papa Doc nella sua piscina, morto. Oggi, oltre a nuotare in quella stessa piscina, è possibile sentir suonare ogni giovedì sera i Ram, il gruppo woodoo jazz dell’hotel. Vale la pena di andare ad Haiti solo per ascoltarli.

Internazionale, numero 763, 26 settembre 2008

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