Tra varie difficoltà, drammatiche fuori dall’Europa e dai paesi relativamente benestanti, la scuola per tutti è in cammino. Il recente rapporto Unesco su Education for all, intitolato Reaching the marginalized, illustra problemi e progressi. Quando analisti come Norberto Bottani o i quotidiani italiani comunicano che “la scuola di massa è fallita”, chi vive nella scuola italiana è tentato di gettare la spugna.
Ma è un doppio errore rassegnarsi e, soprattutto, dimenticare o ignorare i dati. L’Ocse, dove Bottani ha lavorato a lungo, non ama molto le serie storiche di lungo periodo. Ma dai dati sincronici che diffonde si ricavano anche dati storici importanti.
Se si considerano i livelli scolastici delle diverse “coorti” anagrafiche si vede che il livello di istruzione secondario superiore (che in Europa è il punto più critico) è stato raggiunto dal 53 per cento dei circa sessantenni, il 12 in Portogallo, 21 in Spagna, 28 in Italia, 31 in Grecia. Questa la scolarità mediosuperiore di chi studiò cinquant’anni fa. Guardiamo a chi ha studiato negli ultimi vent’anni.
Per chi ha 25-35 anni la media Ocse sale dal 53 al 78. E anche i paesi meno attenti alla scuola registrano un grande progresso: in Portogallo la media tocca il 40 per cento, in Spagna il 61, in Grecia il 73, in Italia il 64. Anche per i paesi meno brillanti bisogna che i pessimisti si rassegnino e, guardando a Education for all, ammettano: “Eppur si muove”.
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