Il Times Literary Supplement del 30 aprile ha pubblicato un’ampia sintesi del libro ora in uscita di Martha Nussbaum. Il titolo Not for profit. Why democracy needs the humanities esprime bene il pensiero dell’autrice, filosofa e storica molto attenta ai problemi dell’organizzazione giuridica democratica e dell’educazione.

Nussbaum critica la deriva utilitaristica che si è affermata nella scuola nordamericana e di là è rimbalzata in Gran Bretagna e in Europa. Non bastano l’istruzione tecnica o la sola istruzione scientifica. Anche queste, ossessionate dall’inseguimento delle ultime novità, sono monche e improduttive se non si collocano nel più ampio e ricco orizzonte critico che solo l’educazione letteraria, storica e filosofica sa dare e che è indispensabile al fine di formare intelligenze di cittadini democratici consapevoli dei diritti propri e di tutti gli umani.

Nussbaum cita a sostegno il caso dell’India, dove da una base solidamente ancorata alla classicità del subcontinente nasce la formazione di grandi tecnici e matematici, di grandi economisti come Amartya Sen. Ma, come non bisogna stancarsi di ripetere, questo non vale solo per l’India. Giappone e Cina, i paesi arabi e islamici, Israele mettono al centro dei loro interi processi educativi l’acquisizione di un rapporto profondo con le loro tradizioni classiche, storiche, letterarie, linguistiche.

Buttare via greco e latino dalle scuole è un delitto contro la formazione di cittadini critici, creativi e democratici.

Internazionale, numero 853, 2 luglio 2010

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