Nel secolo scorso un gran libro di Johan Huizinga, Homo ludens, aiutò a capire l’importanza che il gioco ha nella vita di molte specie animali e il ruolo creativo che in particolare ha avuto e ha nello sviluppo dei singoli esseri umani e delle società. L’etologia ha poi sempre meglio circostanziato queste prime acquisizioni. E da Bruno Bettelheim a Gianni Rodari molti hanno sottolineato la valenza educativa del gioco e del fantastico anche nello studio scolastico. Ne hanno discusso in Qatar, a Doha, gli studiosi riuniti dal 1 al 3 novembre per il secondo World innovation summit for education (Wise), “Changing societies, changing education”. Lì hanno ascoltato la relazione di Zoran Popovic, direttore del Center for game science dell’università di Washington.

Popovic poi, di passaggio a Parigi e intervistato da Le Monde, ha potuto spiegare i suoi punti di vista, e intervenire nelle discussioni che si sono aperte in Francia durante e dopo un altro incontro rilevante, il colloquio “Serious game, jeux sérieux”, organizzato il 13 novembre dal ministero dell’economia per esaminare una selezione di giochi informatici di simulazione per le scuole. Informatica e robotica mettono tra le mani di insegnanti capaci e dei loro fortunati alunni delle vere bombe pedagogiche che scardinano insegnamenti parcellizzati e apprendimenti ripetitivi, e spingono verso un’acquisizione di conoscenze condivisa e creativa in cui si collabora e competenze e saperi diversi confluiscono e acquistano anima.

Internazionale, numero 924, 18 novembre 2011

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