A cento giorni dalle elezioni presidenziali, in Francia ha avuto una certa eco la notizia di un presunto storno di finanziamenti in una fondazione vicina alla moglie del presidente Nicolas Sarkozy. In Italia la notizia ha eccitato gli animi dei giornalisti e in pochi giorni sulla cosa si sono accumulati centinaia di articoli, che possono far pensare a una campagna elettorale a colpi di insulti e insinuazioni. Queste, se ci sono, restano ai margini.

Elettori e partiti francesi sono molto coinvolti, ma su temi di maggiore rilievo, tra i quali una parte decisiva tocca alle politiche scolastiche.

Come altre volte si è qui ricordato il Partito socialista, ai vertici e alla base, si è dedicato negli ultimi due anni a elaborare una completa strategia di sviluppo del settore educativo e della ricerca per proporre alla Francia un riassetto profondo e gli investimenti necessari alla piena autonomia educativa e culturale di scuole e università. Ma altrettanto impegno ha posto personalmente Sarkozy nell’affermare una sua idea di sviluppo delle scuole a costi ridotti, rese autonome perché provvedano finanziariamente a se stesse.

Sarkozy ha parlato molto in prima persona, nelle scuole, in incontri, solo a volte insieme ai suoi ministri, da ultimo a Poitiers il 5 gennaio (Le Monde gli ha dedicato l’apertura). Ora l’opposizione gli fa le bucce, elencando di fronte al molto detto il poco fatto, attaccando la sua idea di autonomia e contrapponendogli la propria. Non di sola Bruni vive il confronto.

Internazionale, numero 931, 13 gennaio 2012

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