Coma vigile: così è stato definito lo stato della ricerca scientifica nei paesi dell’Europa meridionale. Buona salute sarebbe lo stato in Germania e nell’Europa del nord. La Francia sarebbe a mezza strada. Un quadro comparativo è stato abbozzato da Carlo Di Foggia sul Fatto quotidiano e ripreso nella “Lettre de l’éducation” di Le Monde: più che in Portogallo, Spagna, Italia, dove i centri di ricerca sono molto più devastati e avviliti dalla riduzione dei fondi e dalla perdita di autonomia, in Francia il mondo della ricerca sarebbe ancora in grado di avere sussulti di protesta per cercar di scuotere l’opinione pubblica e forse il governo.
Un sussulto importante è l’iniziativa
Sciences en marche. Libération ha seguito sin dall’inizio il movimento: un gruppo di ricercatori di Montpellier (biologi, etologi, ingegneri, storici, politologi) ha lanciato l’idea che dalle città universitarie ricercatori con regolare permesso o congedo (non vuol essere uno sciopero) s’incamminino verso Parigi. Coinvolgendo anche studenti (fuori orario di lezione), si muovono con mezzi propri, eventualmente “adottati” da privati per l’ospitalità. Meta: la Porte d’Orléans il 18 ottobre. A ogni tappa del cammino sono in programma iniziative per spiegare le proposte e le richieste dei viandanti, molto moderate, ma concrete, e per cercare di avvicinare l’opinione pubblica alla comprensione della rilevanza civile, sociale, economica della ricerca di base. Adesioni stanno arrivando da parecchi paesi.
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