C’è chi paragona, esagerando, Cuba alla Corea del Nord. È vero che i giornali cubani sono gli unici a non aver mai pubblicato commenti sulle carestie del paese asiatico e che sull’isola festeggiamo ancora l’arrivo al potere di Kim Il-sung. Ma non ci somigliamo.

Per molti anni i due governi si sono sentiti vicini nella lotta “contro l’imperialismo yankee”. Non ci sono state battaglie dell’uno che non siano state sostenute dall’altro né votazioni internazionali in cui non si siano trovati d’accordo. Oggi per la prima volta l’amico dagli occhi a mandorla non ha sentito la solidarietà del suo alleato caraibico.

In una brevissima nota il Granma ha reso noto che l’imbarcazione della Corea del Sud Cheonan è stata affondata in seguito all’impatto di un “presunto” siluro nordcoreano. Non si faceva riferimento alle vittime, ma neanche a una dichiarazione del ministro degli esteri cubano a sostegno del vecchio compagno di viaggio.

Cuba, in ginocchio per la crisi economica e in balìa di un vuoto ideologico, non è in grado di affrontare anche questo problema. Chi ama andare a caccia di dettagli che rivelino cambiamenti nell’isola potrebbe studiare quest’indifferenza, diversa dagli accessi del passato. In altri tempi avremmo già sentito parlare dell’invio di missioni “a difesa del compagno minacciato da un’aggressione imminente”.

L’assenza di queste dichiarazioni fa nutrire qualche speranza. L’impressione è che ci stiamo curando da qualche pazzia.

*Traduzione di Sara Bani.

Internazionale, numero 849, 4 giugno 2010*

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