Gli eroi non sono quelli che nelle foto vengono sempre bene. Chiunque può diventare involontariamente il protagonista di un’epoca pur avendo un volto comune, le mani tremanti o una voce che non cattura il pubblico.
Le ultime settimane confermano che a Cuba è possibile fare a meno dei salvatori carismatici, se le persone comuni decidono di non aspettarli.
La ribellione dei piccoli mina un sistema costruito sulla grandiosità e stinge un processo politico che ha voluto mostrarsi con i colori accesi dell’utopia. Le strade delle nostre città non sono piene di manifestanti e di striscioni, ma dietro le persiane delle case i sussurri d’insoddisfazione sono sempre più forti.
Con una smorfia di fastidio, un applauso senza l’energia di un tempo o un commento acido, queste persone anonime stanno corrodendo alla base un potere arroccato sull’inerzia e la paura. La delusione guadagna terreno sui marciapiedi, negli uffici e nei vecchi taxi collettivi. Anche se la storia si muove secondo i suoi tempi, esasperanti per molti, la ribellione dei piccoli sta cercando di cambiare il ritmo dell’isola.
L’uomo che dimagrisce senza toccare cibo in ospedale, la donna vestita di bianco che percorre la strada con un gladiolo o il professore universitario che pubblica le sue critiche sono gli eroi di oggi. Non sono fotogenici, le loro voci esitano davanti a un microfono e le loro mani tremano quando sono in pubblico, ma sono sicuramente i protagonisti del cambiamento a Cuba.
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