A Cuba passiamo da una visita all’altra. Prima Benedetto XVI, poi, a pochi giorni di distanza, Camila Vallejo, la carismatica leader degli studenti universitari cileni. La sua era una visita strettamente ufficiale e Camila non si è discostata di un millimetro dal programma organizzato dal governo cubano. Ha avuto uno scambio di idee e abbracci con la segretaria generale dell’Unione dei giovani comunisti di Cuba e con l’attuale presidente della Federazione degli studenti universitari (Feu). Entrambi vantano il triste merito di non rappresentare gli interessi degli studenti di fronte al potere, ma piuttosto il contrario. E così, i grigi dirigenti di un’organizzazione priva di qualsiasi autonomia si sono fatti fotografare insieme alla leader che nel 2011 ha fatto tremare la politica cilena.
Proprio come il papa, la cilena ha anche avuto un colloquio con Fidel Castro. È entrata cioè in quel luogo quasi segreto dove l’anziano ex presidente scrive i suoi testi lunghi e deliranti. Lo stesso comandante in capo che ha smantellato ogni traccia dell’autonomia degli studenti cubani servendosi di controlli, informatori ed epurazioni, ha dichiarato la sua simpatia per le storie di ribellione che Camila gli raccontava.
L’uomo che ai tempi in cui era studente universitario si è distinto per i suoi scontri con il potere, ha finito per impedire ai giovani di oggi di fare altrettanto. Colui che da giovane urlava “Abbasso la dittatura”, ha finito con il crearne un’altra. E siccome il nostro è un mondo al contrario, Camila Vallejo è uscita dal colloquio con lui dichiarando che “le riflessioni di Fidel sono un raggio di luce e di speranza per il Cile”.
*Traduzione di Marina Astrologo.
Internazionale, numero 944, 13 aprile 2012*
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