Per venti volte in cinque anni mi hanno negato il permesso di viaggiare. Ma avevo imparato a vivere nella mia reclusione insulare. Mi ero consolata dicendomi che, in fin dei conti, la materia prima della mia scrittura si trovava qui, nella realtà dell’isola, e che per me sarebbe stato molto duro separarmi anche solo per qualche settimana dalla mia famiglia. Erano frasi che mi ripetevo perché la frustrazione e l’indignazione per l’impossibilità di viaggiare non mi ferissero troppo.
Questa settimana è stata approvata una nuova legge sulla migrazione che entrerà in vigore il 13 gennaio 2013. A partire da quella data i cubani non avranno più bisogno di un permesso per uscire dal paese e non servirà neanche una lettera d’invito di uno straniero o di un parente emigrato. Una notizia che è stata accolta con gioia da milioni di cubani dentro e fuori dell’isola. Bisogna ancora provare nei fatti i limiti e la portata della nuova disposizione, perché sembra che il governo manterrà un filtro per i professionisti e i critici del sistema.
Nel frattempo sto già preparando la valigia. Mi dico che sarà possibile, che mi lasceranno viaggiare, che a gennaio riuscirò a prendere quell’aereo. Forse è solo un pensiero ottimistico. Tra pochi mesi lo saprò.
Traduzione di Francesca Rossetti
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