Il parlamento iracheno ha dato il via libera alla nomina del nuovo primo ministro Mustafa al Kadhimi, giornalista ed ex capo dei servizi segreti. Il 6 maggio a tarda notte, dopo sei mesi di vuoto politico, l’aula ha approvato il suo programma e ha parzialmente accettato le nomine per l’esecutivo.

Fino all’ultimo minuto si erano rincorse voci e notizie che preannunciavano che il suo governo non avrebbe superato il vaglio parlamentare, come è successo per i tre che lo hanno preceduto.

Tre fattori in particolare hanno costretto i principali partiti ad accettare un candidato notoriamente vicino agli Stati Uniti.

Evitare il caos
Primo tra tutti, la diffusione del covid-19, con più di duemila casi confermati e più di cento morti in Iraq, il cui drammatico effetto sulle entrate petrolifere si è concretizzato in una diminuzione del 60 per cento del bilancio statale. Il Fondo monetario internazionale prevede che il 2020 sarà per l’economia irachena l’anno peggiore dopo il 2003.

Nel suo ultimo giorno da primo ministro incaricato, Adel Abdul Mahdi avrebbe sospeso il versamento delle pensioni.

Intanto il gruppo Stato islamico (Is), approfittando della crisi politica ed economica in atto, ha intensificato le sue attività militari compiendo più di 150 attentati nell’ultimo mese. È il numero più alto da quando l’Is è stato ufficialmente sconfitto nel 2017.

Infine c’è la protesta popolare, che ormai ha superato i sei mesi di occupazione delle piazze mettendo a nudo la fragilità del sistema confessionale. Anche questo spiega come mai i grandi blocchi politici abbiano cambiato idea all’ultimo momento votando la fiducia al governo di Al Kadhimi.

I due avversari sul fronte iracheno, Stati Uniti e Iran, hanno entrambi capito che sarebbe sconveniente ridurre il paese sull’orlo del caos e si sono congratulati con il nuovo primo ministro.

Sette dicasteri su 22 restano ancora vacanti, ma il nuovo premier ha promesso che l’esecutivo sarà al completo prima della fine del mese di Ramadan. Il compito più arduo, in così breve tempo e prima delle elezioni anticipate, sarà salvare il paese dai tre fantasmi che lo minacciano: il collasso economico, la recrudescenza dell’Is e l’impeto delle proteste di piazza.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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