Cultura Libri

Cultura, numero 1608

La strega
200 pagine, 18 euro

C’è una famiglia in cui la stregoneria si tramanda di madre in figlia. La nonna, quando le prende la briga, è un vero genio; ma preferisce non esercitare troppo la sua arte, per restare agli occhi di tutti una donna qualunque. Maud e Lise, le nipoti, sono delle vere maghe, come la nonna. Solo Lucie, la madre, non è molto dotata e si sente gradualmente sopraffatta perché non può cambiare il corso delle cose. Non riesce a vedere quasi più nulla del futuro, la sua vicina Isabelle la bullizza e Pierrot, suo marito, la lascia. Sua madre si prende un amante vecchio e noioso, mentre suo padre diventa una specie di truffatore. Niente va bene per la strega Lucie, persa nel suo complesso residenziale per dirigenti di medio livello, ai margini di una cittadina di provincia dove non c’è altro che noia. Con il suo gusto per l’insolito e la sua inclinazione per la fantasia, la scrittrice franco senegalese Marie NDiaye ci porta ai confini della realtà. Con osservazioni semplici, domande senza risposta e sorprese di vario tipo, ci immerge in un mondo inquietante e incerto che non è tanto quello della stregoneria quanto quello della solitudine. Non importa se è una strega o no, questa Lucie che vede le sue figlie sfuggirle di mano, suo marito che se ne va o i suoi genitori che invecchiano in modo strano. È la sua angoscia a toccarci, è la sua timidezza a commuoverci. Ma NDiaye mescola le carte, sostituisce le risate alle lacrime. E come solo le grandi scrittrici sanno fare ci cattura.
Télérama

L’uomo che gridò sono io
516 pagine, 22,00 euro

L’uomo che gridò sono io segue le vite di due scrittori: il protagonista, Max Reddick, che come Williams è un veterano della seconda guerra mondiale, e un giornalista e romanziere, Harry Ames, che vive in Francia. Il romanzo tentacolare di Williams spazia tra gli anni quaranta e sessanta e si sposta tra Stati Uniti, Europa e Africa, popolato di personaggi che somigliano ad altrettante personalità dell’epoca. James Baldwin appare come Marion Dawes, un personaggio minore che attacca le opere più note di Ames, mentre il ministro Q somiglia a Malcolm X e Paul Durrell ha diversi tratti distintivi di Martin Luther King Jr. Nel 1967, quando questo romanzo a chiave fu pubblicato per la prima volta, non ricevette l’attenzione che meritava. Nonostante oggi sia molto datato, soprattutto nelle questioni di genere, il romanzo è un capolavoro imperfetto della narrativa americana di metà novecento, in cui il protagonista, Reddick, che sta morendo di cancro, si scontra con i suoi contemporanei per farsi riconoscere come uno scrittore serio. Ambizioso e frenetico, L’uomo che gridò sono io è irregolare ma coinvolgente, il suo solitario protagonista a volte è simpatico e a volte antipatico. Quasi anticipando le centinaia di rivolte razziali che hanno sconvolto gli Stati Uniti nell’anno della sua pubblicazione, l’opera sembra confermare l’affermazione di William S. Burroughs secondo cui “a volte la paranoia è semplicemente conoscere a fondo tutti i fatti”.
Douglas Field, The Times Literary Supplement

Cento porcellini d’India
256 pagine, 19,00 euro

Cento porcellini d’India segue la vicenda di Eufrasia Vela, un’assistente sanitaria per anziani di Lima. Il caso la porta a dover decidere se aiutare a morire una delle donne malate di cui si prende cura. Poi, anche il vicino Jack Harrison, il migliore del gruppo, reclamerà i suoi servigi. Eufrasia abbina il lavoro a domicilio a quello in una casa di cura, dove incontra un gruppo di anziani che si fanno chiamare i magnifici sette e anche loro la mettono in una situazione simile. Per uno scrittore è lodevole allontanarsi dagli argomenti più noti e addentrarsi in territori scomodi. La vecchiaia, la solitudine degli esseri umani quando non servono più alla società, la richiesta di una morte dignitosa, un’eutanasia che deve andare di pari passo con i progressi della medicina che, a volte, ci permettono di vivere più a lungo ma non meglio: sono tutti temi etici molto spinosi che possono essere affrontati da qualsiasi angolazione: commedia, denuncia, dramma o come si preferisce. Gustavo Rodríguez riesce a fare qualcosa di quasi incredibile: non si fa graffiare da nessuna spina. Il prezzo da pagare però è una scarsa definizione dei personaggi e un rifiuto a priori del conflitto.
Carlos Zanón, El País

Chiedimelo ancora
360 pagine, 20,00 euro

Chiedimelo ancora, l’esordio della scrittrice di racconti Clare Sestanovich, è strutturato intorno a una serie di domande. Ogni titolo di capitolo è una sorta d’indagine: Hai visto? Riesci a sentire? Posso dirti una cosa? È un espediente, ma crea un’atmosfera d’incertezza che ho sentito l’ultima volta così forte quando ho letto A meno che di Carol Shields (Ponte alle Grazie 2003), un libro in cui avverbi, preposizioni e congiunzioni fungono da titoli di capitolo: pertanto; invece; nonostante. Gli eventi isolati che compongono una vita sono collegati da piccoli frammenti di linguaggio e dalla fame di connessioni che rappresentano. In Chiedimelo ancora l’autrice ci presenta una protagonista adolescente, Eva, la cui precoce fame di esperienza è catturata in tre parole nella prima pagina del romanzo: “l’incoerenza era interessante”. Mentre sua nonna è in ospedale – “una tenda verde pallido la separa da un falegname che è caduto da una scala e si è rotto la schiena” – la giovane Eva vaga per i corridoi “in cerca di personaggi”, come nella migliore tradizione dei romanzi di formazione statunitensi. All’ospedale Eva conosce Jamie che come lei è curioso e ironico ma per il resto i due sono agli antipodi.
Jonathan Lee, The Guardian

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1608 - 4 aprile 2025
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