Luca ha deciso di provare il fentanyl quando l’eroina ha smesso di dargli gli effetti di un tempo. Cinquant’anni, romano, usa droghe da circa trenta. Soprattutto eroina, ma dopo il recente calo della produzione globale dice che c’è stato anche un crollo nella sua qualità. Oggi la sostanza ha poco del suo principio attivo, perché è tagliata con molto altro.

“Da consumatore storico di eroina ho cominciato a guardarmi intorno”, racconta Luca. “È così che sono arrivato al fentanyl”. L’uomo si è procurato pillole e spray nasale da un amico, che a sua volta li aveva rubati a un parente, paziente oncologico. Tuttavia, è rimasto deluso: “Una persona come me che ha sviluppato una tolleranza alta agli oppiacei ci fa poco in termini di sballo con i preparati farmacologici di fentanyl”, dice. “Il problema nasce quando è usata per tagliare l’eroina. Lì la cosa si fa pericolosa”.

Il fentanyl è un analgesico oppioide sintetizzato nel 1959. Spray nasali, lecca lecca e pillole sublinguali a base di fentanyl sono considerate un’alternativa valida alle iniezioni di morfina nella terapia del dolore e questo ne ha facilitato la diffusione tra i pazienti oncologici, soprattutto negli anni novanta. Sempre in quegli anni è emerso un problema: il suo uso extrafarmacologico.

Il fentanyl crea dipendenza in pochi giorni. Come dice uno studio del Massachusetts general hospital, l’abuso della sostanza “ferma la respirazione prima che i pazienti perdano coscienza. Sono sufficienti 2-3 milligrammi per uccidere qualcuno”. L’epidemia di morti da fentanyl ha colpito soprattutto gli Stati Uniti: tra la fine degli anni Novanta e il 2022 ci sono state quasi un milione di overdose mortali. All’inizio uno dei problemi era rappresentato dalla pressione delle aziende farmaceutiche sui medici perché prescrivessero il più possibile la sostanza. Il fentanyl era di facile accesso, costava poco e questo ha fatto aumentare il suo uso. Poi sono arrivati i cartelli messicani, che hanno cominciato a usare il fentanyl prodotto e importato dai laboratori cinesi per tagliare eroina e altre sostanze destinate al mercato statunitense.

Molti cominciarono quindi ad assumere fentanyl in modo inconsapevole, e questo ha fatto precipitare le cose. Nel 2023 75mila persone sono morte per overdose di fentanyl.

Negli Stati Uniti la strage da fentanyl è stata definita la peggiore emergenza sanitaria dal dopoguerra. In Europa le cose vanno diversamente. Gli ultimi dati disponibili del 2021 parlano di 137 morti per overdose, soprattutto nei paesi Baltici e in Germania. L’Italia quasi non compare nelle statistiche, ma questo non significa che il fentanyl non circoli.

Tra Washington e Pechino è in corso anche la guerra degli oppioidi
Nel 2018 il Fentanyl, un oppioide sintetico più potente dell’eroina, ha causato la morte per overdose di oltre 32mila persone negli Stati Uniti. La Cina è stata indicata dalle autorità statunitensi come principale fornitore del farmaco.

“In provincia di Venezia lo conosciamo da quasi dieci anni”, rivela Mauro, 42 anni. La prima volta che l’ha usato è stato a Mestre nel 2016, quando ha cominciato a circolare eroina tagliata con fentanyl. Il prezzo era alto – ottanta euro al grammo contro una ventina dell’eroina – ma la sostanza era talmente forte che ne serviva pochissima perché facesse effetto. Sul lungo termine si risparmiava. “L’ho usata per un paio d’anni ed è stato terribile”, continua Mauro. “Il fentanyl, oltre ai dolori fisici, ti toglie il fiato, sembra di non respirare. Il problema era anche l’astinenza, si presentava in tempi brevi e con sintomi sempre più forti. Una cosa ingestibile”.

Nel 2018 Mauro è stato arrestato e dice che è stata la sua fortuna perché il fatto di stare in carcere l’ha costretto a smettere. “Non so che fine avrei fatto”, prosegue. “Ho amici che hanno avuto un’overdose, e c’è chi è morto. In quei casi si è parlato di decessi per eroina, ma sicuramente alcuni sono stati causati da eroina tagliata con il fentanyl. Semplicemente non c’erano i mezzi per rilevarlo”.

Nel 2017 un uomo è stato trovato morto a casa sua a Milano. La causa è stata attribuita a un’overdose di eroina, ma un anno e mezzo dopo l’Istituto superiore di sanità l’ha individuata nell’ocfentanil, un derivato del fentanyl. È stato il primo decesso ufficiale in Italia di questo tipo. Nel 2018 si è verificato un episodio simile: nel corpo di un uomo morto in provincia di Varese è stato trovato del furanilfentanil, un altro derivato del fentanyl. Anche per lui inizialmente si era parlato di overdose di eroina.

In Italia, insomma, il fentanyl era usato per tagliare l’eroina già prima della pandemia. Il sistema di allerta non funzionava, nei laboratori mancava la strumentazione per individuare la sostanza. “A oggi non abbiamo neppure idea di quanti morti da fentanyl siano effettivamente avvenuti”, denunciava nel 2018 Ernesto De Bernardis, medico esperto di dipendenze.

Una situazione di stallo

Negli ultimi anni la diffusione del fentanyl in Italia sembra essersi fatta più capillare. Tra il 2020 e il 2023 ci sono stati decine di sequestri, il più eclatante a Piacenza. Nello stesso periodo diverse inchieste hanno portato all’arresto di medici e farmacisti, accusati di trafficare farmaci a base di fentanyl con ricette false e furti nei magazzini. Ad aprile del 2024, tracce di fentanyl sono state trovate in una dose d’eroina analizzata da un’unità di strada a Perugia. È stata la prima volta.

L’Italia non è immune al rischio fentanyl e questo anche per alcuni stravolgimenti internazionali recenti. Nel 2021 i taliban hanno ripreso il potere in Afghanistan e hanno messo al bando le coltivazioni di oppio, grazie al quale si produce l’eroina. “Per anni le organizzazioni internazionali ci hanno detto che bisognava riconvertire quelle colture per assestare un colpo al mercato internazionale della droga. Ora che è stato fatto scopriamo che la situazione potrebbe essere perfino peggiore, perché essendoci meno eroina in circolazione è più probabile che si diffonda eroina contraffatta, oppure che si apra la strada agli oppiacei come il fentanyl”, sottolinea Riccardo Gatti, medico specializzato in dipendenze. “Oggi in Italia siamo in una situazione di stallo, come in una sala d’attesa: il fentanyl circola ma non capiamo ancora in che misura. Inoltre, il paese ha già le sue debolezze nei sistemi d’intervento sulle droghe, soprattutto in certe aree, come nel sud. Se arriva un’altra droga si rischia di non avere gli strumenti per affrontarla”.

Davanti al crollo della qualità dell’eroina, alcuni hanno cercato altre sostanze. “Nei nostri questionari ogni tanto il fentanyl spunta tra le sostanze usate”, sottolinea Elisa Fornero, coordinatrice del progetto Neutravel, realtà impegnata nella riduzione del danno a Torino. “Parliamo però di numeri molto piccoli. Il fentanyl è più una cosa per chi vuole provare cose nuove. I vecchi consumatori di eroina sono poco interessati”.

Altri il fentanyl lo usano perché è l’unica sostanza a disposizione. “Insieme ad alcuni lo abbiamo provato in comunità”, racconta Lorenzo, 29 anni. “Il medico lo prescriveva sotto forma di pastiglie a un ragazzo che aveva problemi neurologici. Lo metteva in bocca ma poi lo sputava e lo passava a noi, che lo assumevamo per via nasale”.

Allarmismi e realtà

“In Italia il consumo di farmaci a base di fentanyl al di fuori delle terapie è marginale e non dovrebbe generare allarmismi perché i preparati contengono dei microdosaggi”, sottolinea Alessio Guidotti dell’organizzazione Itanpud. “Il pericolo piuttosto è che accada quello che è successo negli Stati Uniti e in Canada, dove il fentanyl prodotto in laboratorio è usato per tagliare altre sostanze”.

Secondo Guidotti in Italia stiamo guardando il dito e non la luna: la circolazione di fentanyl è sicuramente una delle conseguenze negative del calo della produzione di oppio in Afghanistan, ma c’è molto altro. “La gente si sta già facendo porcherie incredibili, cocktail di paracetamolo, oppioidi e sostanze varie”, dice. “Magari non ci sono ancora i morti per strada come in altri paesi, ma il problema è già presente”.

Nel maggio 2021 a Vancouver, in Canada, 160 persone sono morte per overdose, perlopiù di fentanyl. Di fronte a questi numeri, Il Drug user liberation front (Dulf), un gruppo di attivisti locali, ha messo in piedi un sistema tanto radicale quanto innovativo di riduzione del danno. Ha acquistato dosi di eroina sul dark web, le ha testate per verificare l’assenza di fentanyl, le ha riconfezionate in dosi individuali e le ha distribuite tra i consumatori, così che potessero usare una sostanza controllata. Non c’è stata alcuna overdose.

Itanpud, insieme ad altre realtà impegnate nella riduzione del danno, sta facendo qualcosa di simile con il progetto Eroina: una mappatura che tiene conto della qualità della sostanza per capire con cosa è tagliata, fentanyl compreso.

Negli ultimi mesi si è alzata anche l’attenzione istituzionale. Il 12 marzo il governo ha presentato il Piano nazionale di prevenzione e contrasto al fentanyl, tra i primi in Europa. “La lotta alla droga e a tutte le dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo governo”, ha sottolineato la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Un’iniziativa mediatica, non accompagnata da misure concrete per rafforzare i servizi di riduzione del danno. Derivati del fentanyl sono stati messi fuori legge rischiando, come ha denunciato Marco Perduca dell’associazione Luca Coscioni, di creare problemi all’importazione dei farmaci. E quindi ai pazienti.

Giacomo, 21 anni, ha una malattia neurologica. Da anni fa uso di fentanyl ma è costretto a usarne meno rispetto a quello che gli viene prescritto. L’offerta, infatti, è carente. “C’è una sorta di demonizzazione degli oppioidi per uso medico in Italia, siamo tra i paesi in Europa in cui vengono somministrati meno”, dice. Giacomo e altri suoi conoscenti che hanno bisogno di fentanyl sono costretti a razionarlo, prendendone anche la metà di quel che dovrebbero. Il modo con cui oggi in Italia si parla della sostanza, senza distinzioni tra uso farmacologico e impiego per tagliare l’eroina, potrebbe peggiorare le cose. “L’approccio proibizionista e stigmatizzante non ha mai portato benefici nella storia”, conclude Giacomo. “Non è così che si risolverà il problema dell’uso del fentanyl al di fuori delle terapie mediche. Semmai, se ne aggiungeranno altri”.

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