Ho una malattia terminale a decorso lento e non mi rimangono più di cinque o sei anni. A mia moglie non l’ho detto, e qui entra in gioco il mio problema. La prima volta che lei mi ha tradito, stavamo insieme da sette anni. L’abbiamo superata e ci siamo rimessi insieme, ma continuando a vivere separati. Poi l’ho tradita io. Ci siamo rimessi insieme di nuovo, ma sempre vivendo separati. Dopo un anno di terapia ci siamo sposati, ma abbiamo continuato a vivere ciascuno a casa sua.
Sorvolo su uno sfratto e tre anni di convivenza in un monolocale passati esasperandoci a vicenda, dopodiché lei mi tradisce di nuovo, stavolta in casa nostra. Me ne sono andato all’istante. Qualche mese e una diagnosi senza scampo dopo, io non me la sento di avviare le pratiche di divorzio. Più volte abbiamo accennato alla possibilità di provare a sistemare le cose, ma io non so se riesco a continuare con questo ottovolante. D’altra parte, nemmeno mi va di sprecare quel che mi resta da vivere facendo il quarantenne divorziato, eppure l’idea di provare a sistemare un rapporto così sputtanato mi fa sentire stupido.
Lei legge la tua rubrica ogni settimana, perciò se mi pubblichi dovrò parlarle della mia malattia, e almeno un problema ce lo saremo tolto. Per la relazione cosa devo fare?
– Doubting The Marital Future Again
Tu e tua moglie avete un legame elastico. Qualcosa di indefinibile vi attrae l’uno verso l’altra malgrado l’infedeltà da entrambe le parti. E a leggere tra le righe non mi sembra che gli unici motivi per cui esiti ad avviare le pratiche di divorzio siano la prospettiva della solitudine o la malattia terminale.
La mia impressione è che tu ami tua moglie, caro DTMFA, e che lei ami te. In modo imperfetto. E può darsi che la tua morte quasi imminente stia mettendo quei tradimenti in una prospettiva quasi giusta. Secondo me il vero motivo per cui non hai ancora avviato le pratiche per il divorzio è questo: una parte di te comincia a rendersi conto che il tuo rapporto coniugale, fatto d’amore e di imperfezioni, merita più considerazione dell’ideale di coppia sposata al quale nessuno di voi è riuscito a conformarsi, ovvero un legame monogamo gestito senza il minimo inconveniente.
Mi dispiace per la tua malattia e spero che i tuoi ultimi anni siano ricchi e appaganti. Sarebbe un peccato se dovessi viverli da solo. Forse, se voi due modificaste le aspettative reciproche — se insomma tra queste non ci fosse l’assoluta fedeltà sessuale — sareste meno delusi l’uno dall’altra. In bocca al lupo.
(Traduzione di Matteo Colombo)
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