“Non avrei potuto sperare in una dimostrazione della validità della mia tesi più chiara di quella fornita dalle repliche di Thurow e Prestowitz”. La risposta dell’economista Paul Krugman alle critiche suscitate dal suo intervento su Foreign Affairs.

La democratizzazione del paese è messa in forse da ufficiali corrotti e ambiziosi. Con il sogno di una Grande Nigeria.

Costruire bare, svuotare fogne, lavare cadaveri, squartare animali, pulire tunnel della metropolitana. Lavori di cui si è persa l’immagine. Mark Power, un fotografo britannico, ha cercato di restituirci la memoria.

Zagabria punta sul nazionalismo per cercare di far rientrare i dissidenti nei ranghi.

Questa è la seconda lettera della campagna di Reporters sans frontières per Taslima Nasreen. Viene riprodotta contemporaneamente sui giornali di circa venti paesi del mondo.

Il presidente peruviano raccontato dal settimanale di Hong Kong Far Eastern Economic Review.

Incontro con la scrittrice vietnamita Duong Thu Huong. “Un anno fa non sareste potuti venirmi trovare qui. Davanti alla mia porta c’era ancora una spia della polizia che doveva impedire i contatti con l’esterno”.

“Studiamo il sonno per capire la veglia e studiamo i sogni per comprendere la follia”. Le nuove scoperte di alcuni ricercatori statunitensi spiegano cosa succede nel nostro cervello quando dormiamo e cominciamo a sognare.

La borghesia è indignata per la chiusura di alcuni giornali. Ma dietro l’operazione sembra ci sia il presidente Suharto.

“La nuova legge non ha reso solo i confini impenetrabili, ma anche i politici ciechi e gli uffici di espulsione sordi”.

“Date un’occhiata alle cifre. In Germania il prodotto nazionale lordo è superiore a quello della Gran Bretagna e della Francia messe insieme”. Da Die Zeit, un’analisi del ruolo tedesco in Europa.

I prodotti occidentali venduti in Cina devono cambiare nome per adeguarsi alla natura ideografica del cinese. I marchi devono anche portare fortuna, essere gradevoli quando pronunciati e piacevoli alla vista.

Sono una minoranza del Maghreb. Nella crisi algerina il loro ruolo è decisivo perché possono contribuire a una soluzione pacifica del conflitto. Finora la guerra non li aveva colpiti. Ma una parte del movimento è favorevole alla lotta armata contro lo Stato e contro gli islamici.