Inchiesta. In che modo l’amministrazione Bush devasta l’ambiente. E fa un favore alle grandi imprese
Tra dubbi e rimorsi, il paese non riesce a uscire da un terremoto senza precedenti che ha coinvolto politici e giornalisti accusati di pedofilia
La nuova crisi in Macedonia
Per il quotidiano di destra The Jerusalem Post non ci sono dubbi: chi critica l’uccisione di Yassin fa il gioco dei terroristi
Hamas rischia di spaccarsi in fazioni ancora più radicali. Uno scenario da incubo, secondo il quotidiano arabo al Hayat
Questo omicidio non ha senso, sostiene il moderato Yediot Aharonot. Il conflitto è guidato solo dallo spirito di vendetta
Il 23 e il 24 marzo una commissione d’inchiesta statunitense, formata da cinque democratici e cinque repubblicani, ha ascoltato diversi protagonisti delle amministrazioni Bush e Clinton per capire se la minaccia di al Qaeda sia stata sottovalutata o addirittura ignorata prima dell’11 settembre. George W. Bush, il suo vice Dick Cheney e Condoleezza Rice, la responsabile della sicurezza nazionale, si sono elegantemente rifiutati di testimoniare. Il quotidiano francese Libération conia un orrendo neologismo che però spiega bene cosa rischia Bush: “aznarizzazione”. È vero che gli elettori americani decideranno come votare soprattutto in base allo stato di salute dell’economia del paese, ma è anche vero che la politica internazionale giocherà un ruolo fondamentale, come non succedeva da anni. Sempre più cittadini americani si chiedono se Bush si è sbagliato o se ha mentito. E la stessa domanda se la fanno molte persone in tutto il mondo. Un brutto segno per il presidente, nell’anno delle elezioni. Leggi
Grazie alla convivenza tra etnie e culture diverse, a Trinidad e Tobago c’è sempre una ricorrenza da festeggiare. Ma a carnevale tutti partecipano a un’unica variopinta sfilata
Eliminando le leggi sulla protezione dell’ambiente l’amministrazione Bush fa un favore ad al Qaeda
Da una campana per la raccolta di abiti usati in Gran Bretagna, fino alla bancarella di uno sperduto villaggio in Zambia. Dopo aver percorso sedicimila chilometri, i vestiti dati in beneficenza finiscono sul mercato
I profughi del Nagorno-Karabakh lavorano nei campi di cotone azeri, ma sognano di tornare nei territori da cui sono stati cacciati
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