Alcuni lo adorano. Altri non lo sopportano. Tutti ne parlano. Ritratto del regista più discusso d’America
Marzo 1968. I soldati della Charley company, una divisione dell’esercito americano guidata dal tenente William L. Calley jr, entrano nel villaggio vietnamita di Son My (chiamato My Lai 4 sulle carte militari). Ci restano qualche ora, il tempo di uccidere ogni uomo, donna e bambino. Uccidono cinquecento persone. Tutti civili, tutti disarmati. Le donne vengono violentate; i bambini usati come bersagli. “Gli americani si resero conto che in quel conflitto lontano e incomprensibile i loro ragazzi si stavano comportando come i nazisti”, ricorda la rivista Salon. E questo aiutò a far finire la guerra in Vietnam. La storia di My Lai venne raccontata agli americani e al resto del mondo da un giovane reporter freelance. Si chiamava Seymour M. Hersh e con quell’inchiesta vinse il Pulitzer. “Ci sono ancora bellissimi articoli da scrivere su questo finto governo e su questo mondo dominato dalle industrie”, ha detto Hersh in un’intervista di dieci anni fa. Leggi
Molti lo adorano. Altri non lo sopportano. Tutti ne parlano. Ritratto del regista più scomodo d’America
Migliaia di morti, un milione di profughi: in Sudan, in uno degli angoli meno ospitali del pianeta, è in corso un’operazione di pulizia etnica. E l’emergenza umanitaria è sempre più grave. Le foto di Francesco Zizola
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Nella guerra al terrorismo le vecchie regole non valgono più
Zappare sotto il sole in una fattoria brasiliana, pagando per il privilegio, non corrisponde esattamente all’idea di vacanza. Ma riserva grandi soddisfazioni, anche ai più scettici
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