Circa 14mila studenti nepalesi sono tornati tra i banchi in spazi temporanei allestiti per ripristinare l’attività scolastica, dopo che il terremoto del 25 aprile e quello del 12 maggio hanno distrutto o danneggiato le scuole del paese
Migliaia di bambini sono tornati a scuola in Nepal un mese dopo il terremoto che ha causato almeno 8.600 vittime. Sono 137 le strutture temporanee realizzate finora, dopo che il sisma ha distrutto 32 mila classi. Leggi
Per la prima volta dopo cinque settimane, in Nepal, circa 14mila bambini sono tornati a scuola in spazi temporanei allestiti per ripristinare l’attività scolastica, dopo che il terremoto del 25 aprile e quello del 12 maggio hanno distrutto o danneggiato le scuole del paese.
Per permettere ai bambini di non perdere le lezioni interrotte dal sisma, sono stati costruiti 137 spazi temporanei nei 16 distretti più colpiti dal terremoto in cui sono morte più di 8.600 persone. Tuttavia, secondo le Nazioni Unite e il governo nepalese, dovrebbero essere costruite altre 4.500 scuole temporanee per permettere a tutti i 985mila bambini nepalesi di tornare a scuola. Infatti più di 32mila classi sono state distrutte dal terremoto di magnitudo 7,8 che ha colpito il Nepal il 25 aprile.
A un mese dal terremoto che ha colpito il Nepal le Nazioni Unite hanno lanciato un appello alla comunità internazionale per l’invio di più fondi al paese. L’Onu ha sottolineato che è necessario concentrarsi sul soccorso piuttosto che sulla ricostruzione.
I morti sono più di 8mila e gran parte della popolazione è rimasta senza casa. Il governo, criticato per la lenta risposta, ha chiesto più aiuti per fornire cibo e riparo agli sfollati. Il ministro delle finanze nepalese Ram Sharan Mahat denuncia che meno del 10 per cento dei soldi spesi dal governo per l’emergenza arriva da donazioni.
Secondo l’Unicef i più colpiti sono i bambini: circa 70mila, sotto i 5 anni, sono a rischio malnutrizione. Almeno 1,8 milioni di persone hanno già ricevuto assistenza dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), mentre comincia una nuova fase delle operazioni per raggiungere le persone che abitano nei villaggi sulle montagne più alte.
Nella sera di lunedì 25 maggio centinaia di nepalesi si sono radunati intorno alle rovine della torre Dharahara a Kathmandu per ricordare le vittime.
Le Nazioni Unite hanno denunciato di aver ricevuto solo una minima parte dei fondi per gestire l’emergenza per le vittime del terremoto in Nepal che erano stati stimati dai governi a 415 milioni di dollari (pari a 370 milioni di euro). Il coordinatore degli aiuti per il Nepal Jamie McGoldrick ha parlato di una lotta contro il tempo per arrivare agli abitanti delle regioni più remote, spesso raggiungibili solo con giorni di cammino, prima dell’arrivo della stagione dei monsoni a giugno.
Alcuni dei villaggi nelle zone montuose sono stati appena raggiunti e il numero delle vittime del terremoto del 25 aprile è aumentato fino a 7.802 morti e circa 16mila feriti. “Sui 415 milioni di dollari richiesti per sostenere gli interventi umanitari d’emergenza, ne sono arrivati solo 22,4 milioni” ha dichiarato il dirigente dell’Onu in una conferenza stampa a Kathmandu. “La richiesta di beni di necessità resta altissima e abbiamo bisogno urgente di fondi per andare avanti col nostro lavoro” ha aggiunto. Il sisma ha devastato 300mila abitazioni. Afp
Secondo le autorità, circa 60 cittadini europei risultano ancora non rintracciabili, dopo il terremoto che ha colpito il Nepal il 25 aprile. Molti erano turisti e si trovavano nel paese al momento della scossa e da allora non è più stato possibile avere loro notizie. È possibile che si trovino in aree remote del paese e siano rimasti isolati a causa delle difficoltà nelle comunicazioni e l’interruzione delle linee telefoniche. Reuters
È salito a oltre 7mila, il numero dei morti nel terremoto che il 25 aprile ha devastato il Nepal. Lo ha riferito il ministero dell’interno a Kathmandu in un comunicato, precisando che i morti sono 7.040, di cui 54 stranieri. Quattro gli italiani che hanno perso la vita a causa del sisma.
I corpi di due connazionali, Oskar Piazza e Gigliola Mancinelli sono già stati recuperati e trasportati nella capitale Kathmandu in attesa del rimpatrio, mentre proseguono le ricerche dell’unità di crisi della Farnesina per recuperare i resti degli altri due connazionali morti, Renzo Benedetti e Marco Pojer. Ancora irreperibili risultano invece altri due italiani che il ministero sta cercando in queste ore di rintracciare.
Poche settimane fa Jonah M. Kessel, videogionalista del New York Times, era stato a Kathmandu per un reportage turistico. Nel suo video racconta l’atmosfera magica del centro della capitale nepalese, e la sua fusione tra la vita religiosa, economica e sociale della città. Gran parte degli edifici che si vedono nel video sono andati distrutti nel terremoto del 25 aprile. Leggi
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