Due milioni di persone in  piazza contro il governo in Brasile

I brasiliani sono scesi in piazza per protestare contro la presidente Dilma Rousseff, accusata di aver coperto un sistema di corruzione e tangenti che ha coinvolto tutti i partiti brasiliani, in particolare il Partito dei lavoratori. Secondo i manifestanti Rousseff era a conoscenza del giro di tangenti in cui è coinvolta la compagnia petrolifera nazionale Petrobras

In Brasile incriminato il tesoriere del Partito dei lavoratori per lo scandalo Petrobras

La procura brasiliana ha incriminato João Vaccari Neto, tesoriere del Partito dei lavoratori (Pt) al governo, per corruzione e riciclaggio di denaro sporco nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in cui è coinvolta la compagnia petrolifera nazionale Petrobras (Petroleo Brasileiro SA).

Basandosi sulle dichiarazioni di altri sospettati, il procuratore Deltan Dallagnol ha dichiarato di avere prove che Vaccari ha “chiesto che una parte delle tangenti fosse versata sotto forma di donazioni elettorali” al partito della presidente Dilma Rousseff. Afp

La protesta brasiliana è appena cominciata

Nessuno si aspettava una partecipazione così grande. Il 15 marzo, in coincidenza con il trentesimo anniversario del ritorno alla democrazia dopo una lunga dittatura militare, più di due milioni di brasiliani sono scesi in piazza in tutto il paese per protestare contro il governo della presidente Dilma Rousseff, contro il Partito dei lavoratori e contro la corruzione. Leggi

I manifestanti in Brasile chiedono le dimissioni di Dilma Rousseff

Più due milioni di persone sono scese in piazza ieri in 147 città del Brasile per chiedere le dimissioni della presidente Dilma Rousseff e per protestare contro la corruzione nel paese, dopo lo scandalo che ha riguardato Petrobras, il principale gruppo petrolifero pubblico brasiliano. Il corteo più numeroso è stato quello di São Paulo, ma ci sono state manifestazioni anche nella capitale, Brasilia, a Rio de Janeiro e a Salvador de Bahia.

Vestiti di giallo e di verde, i colori della bandiera brasiliana, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni di Rousseff, leader del partito dei lavoratori, rieletta alla fine del 2014 per un secondo mandato di quattro anni.

Secondo i manifestanti, Roussef era a conoscenza del giro di tangenti in cui sono rimasti coinvolti i dirigenti della Petrobras, perché all’epoca faceva parte del consiglio di amministrazione dell’azienda. Un’inchiesta voluta dal ministro della giustizia l’ha prosciolta da tutte le accuse.

Il governo ha definito le proteste “un’espressione di democrazia” e ha promesso nuove riforme contro la corruzione. O Globo, Bbc

Indagine per corruzione su 54 persone nell’inchiesta su Petrobras in Brasile

In Brasile il procuratore generale Rodrigo Janot ha chiesto alla corte suprema di poter inserire nella lista degli indagati 54 persone, tra cui alcuni deputati federali, nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in cui è coinvolta la compagnia petrolifera nazionale Petrobras (Petroleo Brasileiro SA). Secondo la legge brasiliana solo la corte suprema può autorizzare le indagini sui parlamentari federali.

Secondo l’accusa i dirigenti della Petrobras hanno gonfiato i contratti di costruzione e opere d’ingegneria, per un guadagno di almeno 800 milioni di dollari. I soldi sarebbero serviti per finanziare la campagna elettorale del Partito dei lavoratori, che attualmente governa il paese.

L’inchiesta fino a oggi ha coinvolto 39 persone, tra cui imprenditori, ex dirigenti e politici, accusate di riciclaggio di denaro sporco, abuso d’ufficio e crimine organizzato. All’inizio di febbraio l’agenzia internazionale Moody’s ha abbassato il rating della compagnia e il 5 febbraio sei dirigenti tra cui l’amministratrice delegata Maria das Graças Foster si sono dimessi. Al 25 febbraio l’indebitamento netto dell’azienda aveva superato 91 miliardi.

La presidente del Brasile, Dilma Rousseff, non è direttamente coinvolta nello scandalo, anche se tra il 2003 e il 2010 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’azienda. Reuters, Ap, Il Sole 24 Ore

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